Courmayeur: mon amour

Di Isabella Pesarini

È un caldo venerdì di solleone estivo e mi trovo seduta sul pullman, destinazione Courmayeur. Appena superiamo il confine tra Piemonte e Valle d’Aosta il paesaggio cambia repentinamente. Spengo il computer che fedelmente mi faceva compagnia per soddisfare ogni piacere dello sguardo: montagne verdeggianti, massi rocciosi su cui è impossibile aprire una via, torrenti serpeggianti, cascate che timide riversano copiosamente l’acqua da una parete della montagna, case che sembrano uscite dal libro delle fiabe dei fratelli Grimm. Dopo due ore e mezza di viaggio si cambia pullman ad Aosta. Per fortuna a bordo ho fatto conoscenza con un habitué della zona per cui non mi pongo l’eventuale problema di sbagliare pullman. Dopo un’ora giungo a destinazione: non Courmayeur, ma La Salle.

Tutte le abitazioni di La Salle sono in legno o in roccia, tipici chalet di montagna, con una cura nei dettagli per cui ogni casa sembra uscita da una fiaba diversa. Un motivo ricorrente sono dei fiori rossi che fanno capolino dai balconi in legno, così come le tende bianche ricamate all’entrata e alle finestre.

La Salle, prossima fermata Courma

La mattina seguente io e la mia amica ci svegliamo di buon’ora per avvicinarci al Monte Bianco. Destinazione: Plan Checrouit. Il tragitto prevede un tratto di venti minuti in pullman fino a Courmayeur, da cui si prende la funivia che ogni venti minuti porta a Plan Checrouit. Il Monte Bianco ci accoglie in tutta la sua maestosità: è leggermente innevato, riconosco il dente del gigante che svetta nel cielo più azzurro che abbia mai visto in vita mia. Quante farfalle, quanti fiori, che profumi deliziosi! I prati che si intervallano tra una montagna e l’altra sono abitati da tutte le specie previste dall’ecosistema. Potrei sdraiarmi sull’erba e godere del panorama per ore! La mia amica mi riporta alla realtà e mi trascina al giro turistico dei servizi presenti. Vengo a scoprire che Plan Checrouit è una stazione sciistica molto frequentata durante la stagione invernale, le piste si raggiungono con l’ovetto o in seggiovia. Una volta scesi a Plan Checrouit, ovvero l’area di ristoro, si ha solo l’imbarazzo della scelta per mangiare! Conto un albergo-ristorante, una pizzeria, una piscina con bar e altri due bar-ristoranti. Questi ultimi due sono chiusi. Pazzesco! Siamo in piena stagione estiva! Anche la mia amica è sbigottita.

I ventinove gradi rilevati dal termometro sono sentiti anche dalla mia pelle. Dopo un’ora di sole senza protezione solare, sbadatamente dimenticata a casa, ho l’aspetto di un gambero lessato e i sintomi del cartone accartocciato. Forse è il caso di scendere a Courmayeur.

A metà pomeriggio ci troviamo in via Roma, la via più rinomata di Courmayeur. Ci sono negozi sportivi forniti di ogni tipo di articolo per sport da montagna, negozi di vestiario, bar a volontà, enoteche, negozi di cibi tipici, negozi per articoli per la casa, negozi per tutto. Contrariamente all’opinione diffusa i prezzi rientrano nella media. Inizio a sentire come un’attrazione nascosta per Courmayeur …

Plan Checrouit, ai piedi del Monte Bianco. L’indomani decidiamo di festeggiare ferragosto pranzando ai piedi delle montagne più alte d’Europa. Con somma gioia posso constatare l’abbondanza nelle porzioni e la genuinità delle portate. Un’abitudine valdostana è quella di accompagnare i formaggi, per la maggior parte stagionati, con miele e marmellate. Da sperimentatrice di ogni sorpresa assaggio e … decido di importare questo accostamento a Milano! Alla fine del pranzo viene offerto del genepi, un digestivo a base di erbe di montagna. Non so se riuscirò a digerire mezzo chilo di tagliere innaffiato dal vino rosso rubino, ma è di sicuro dissetante!

Courmayeur, via Roma

L’indomani si torna a Courmayeur, per un pomeriggio di relax. Scopriamo un negozio di alimenti propagandato dal Gambero Rosso, Cheese & Wine, in piena via Roma. Oggetto della propaganda è lo yogurt, provarlo diventa un obbligo, che si tramuterà in piacere del palato appena verrà svelato il suo carattere delicatamente consistente. Cheese & Wine mi rivedrà spesso! Altra caratteristica di questo negozio è l’assortimento di formaggi sottovuoto, già pronti da conservare per un utilizzo futuro senza doversi preoccupare della scadenza. Favoloso!

Quasi di fronte al negozio mi imbatto in un’enoteca, in cui è proposta una degustazione gratuita. La curiosità ha la meglio. Vengo iniziata a una serie di grappe di erbe di montagna, in cui la nota di cambiamento riguarda la forma della bottiglia, la presenza o meno dell’erba all’interno della bottiglia e l’invecchiamento della grappa. Alla fine della degustazione decido di prendere ogni tipologia di grappa presentata, di cui mi viene anche offerta una bottiglia! Courmayeur sta diventando decisamente irresistibile!

Plan Checrouit, ai piedi della seggiovia

La sera seguente sperimento un’altra abitudine valdostana, più in voga tra i giovani: quella di spostarsi da una montagna all’altra in quad. L’unica nota di stravaganza risiede nel fatto che è notte e ci si vuole spostare per andare a guardare le stelle ai piedi del Monte Bianco. Sarà sicuramente un’idea poetica, un’opportunità che capita poche volte, soprattutto per chi vive a Milano, ma di pancia non sono molto tranquilla all’idea di dovermi aggrappare al conducente del quad, perdipiù in salita! Ma l’orgoglio vince sulla prudenza, per cui nel giro di cinque minuti mi trovo aggrappata al quad e al conducente imprecando anche a voce alta per i vari ostacoli che mi stanno spezzando la schiena! I vari corsi d’acqua hanno reso il terreno irregolare, per cui ci sono dei dossi naturali alti anche una ventina di centimetri. Il conducente del quad non rallenta, deduco che la mia sopravvivenza sta nel fatto di coordinare un leggero saltino dal sedile appena ci avviciniamo a questi dossi naturali. Dopo una mezz’ora di curve impossibili sul quad arriviamo a La Corba, 2440 metri di altezza, il Monte Bianco ci sta letteralmente di fronte, è possibile vedere la lingua del ghiacciaio. Posso quasi toccare le stelle! La avventura-disavventura sul quad è ripagata appieno dal cielo stellato. Ma quante stelle ci sono? E come sono grandi? Quanto splendono? Fa capolino la Luna, si muove velocissima! Le ore passano velocemente, bisogna scendere. Ora c’è il vero pericolo! In discesa è quasi impossibile frenare, i miei piedi si sono trasformati in colonne d’acciaio ancorate verticalmente al quad! A complicare la situazione c’è pure un errore in fatto di sicurezza civile! Un palo della seggiovia si trova esattamente sulla traiettoria alla fine di una curva strettissima, non andarci a sbattere contro è una concessione del destino, più che grazie alla bravura del conducente. Come ultimo coronamento di questa avventura alla Indiana Jones noto che l’altro lato della strada è uno strapiombo di 2000 metri senza guard-rail! Decido di aggrapparmi al conducente affidandomi alla sua esperienza …

Arriviamo a Plan Checrouit, dopo un paio di quasi cadute su due curve molto strette. Leggermente disorientata tasto le mie vertebre provate da tanta spericolatezza. Ma basta alzare lo sguardo al cielo per dimenticare il dolore e sorridere alle stelle.

Related Articles