Lucca: il cuore della Toscana

Di Isabella Pesarini

Giorno uno, ora di pranzo, stazione ferroviaria di Lucca. Ho appuntamento con un proprietario di casa vacanze del luogo, è la mia prima volta nella città toscana. La precisione è garantita, l’accoglienza immediata, l’ospitalità un’abitudine. È come se la città mi dicesse: benvenuta in Centro Italia! La casa vacanze è una palazzina d’epoca ottocentesca, da poco restaurata, su tre piani più un’elegante taverna, qualche lampadario in cristallo per atmosfere da belle époque e due pianoforti all’entrata, probabilmente come accoglienza supplementare. Il tutto a un prezzo equivalente a quello di un b&b! Mi ripeto: siamo in Centro Italia!

Dopo aver sbrigato le dovute pratiche per l’affitto, in preda a un attacco di fame guardo l’orologio. Sono le due del pomeriggio e devo ancora pranzare. Chiedo consiglio al proprietario, il quale si prende premura di accompagnarmi in un’osteria tipica in macchina! Abituata all’individualismo metropolitano di Milano faccio fatica a credere che la gentilezza qui è un’usanza immortale.

Lasciata alle spalle via Passaglia, ci dirigiamo per via Giannotti, una via principale seppur fuori dalle storiche mura. La mappatura strade di Lucca prevede un susseguirsi di sensi unici, per cui è fondamentale avere la cartina della città sempre con sé, come dimostra il sedile posteriore dell’automobile del proprietario, occupato da decine di mappe. Eppure via Giannotti è una traversa di via Passaglia! Le strade comandano, giriamo in tondo per recuperare la direzione, qui la fretta non è di casa. Sebbene l’orologio punti le due e mezza di pomeriggio, la cucina dell’osteria è aperta. Ancora con il bagaglio del viaggio prendo posto e inizio a gustare un piatto di gnocchi casarecci con sugo fresco di pomodoro e pecorino fresco, per assaporare meglio la bistecca di manzo chiedo l’aggiunta di un bicchiere di vino rosso al menu del giorno. Nel frattempo faccio amicizia con un gruppo di operai a fine turno di lavoro. La cordialità è sincera, senza altri fini, solo per il piacere di stare in compagnia. Anche il personale dell’osteria è molto attento per soddisfare le esigenze della clientela. Al momento di pagare quasi non riesco a credere alla lettura di una cifra tanto esigua: primo, secondo, contorno, acqua e caffè al prezzo di dieci euro, l’aggiunta del bicchiere di vino è stata contabilizzata con un euro in più.

Sono arrivata a Lucca da sole due ore … e sono già entusiasta di questa città! Giorno due, dieci del mattino, Porta Santa Maria. Finalmente si entra nelle mura antiche di Lucca! Qui tutto è rimasto antico: edifici, strade, le insegne dei negozi, la disposizione dei palazzi. In qualche strada, come in via Fillungo, sono stati aperti negozi moderni. Al termine della via Piazza San Michele si erge in tutta l’imponenza che rappresenta. La facciata della Chiesa di San Michele presenta la coesistenza di vari stili, dal romanico al gotico, l’Arcangelo Michele vigila sulla città, come guardiano di Lucca.

Sempre in Piazza San Michele sposto lo sguardo sul lato sinistro della chiesa: mi trovo di fronte alla sede della Banca Commerciale Italiana, che riporta l’insegna originale, evidentemente antica. Giro ancora lo sguardo e gli occhi si posano sull’Orologio di Palazzo Pretorio. Dopo qualche passo la mia attenzione è attirata dalla casa natale di Giacomo Puccini, al numero 9 di Corte San Lorenzo. A Lucca l’arte e la musica sono vive, protagoniste della città. La tratta prevede di avventurarsi in una serie di cortili, da Palazzo Ducale, Cortile Carrara e Cortile degli Svizzeri. La statua della figura seduta di Francesco Carrara, offerta dai cittadini di tutta l’Italia, come riporta l’incisione sul marmo di appoggio, regna sul Cortile Carrara.

Giorno tre, primo pomeriggio, la Cittadella. La vera anima di Lucca è la storica cinta muraria e la sua passeggiata. La città si alza lungo una strada pressoché circolare da cui ammiro un panorama memorabile. Le colline si offrono gentilmente all’appagamento dello sguardo, le nuvole sembrano quasi incorniciare la dolce natura rigogliosa di queste terre.

Si avvicina il tramonto. I manifesti tappezzano la città con la propaganda di qualsiasi tipo di evento. La scelta comprende festival, rassegne enogastronomiche, la ricorrenza della nascita di un artista.

Superato Piazzale Vittorio Emanuele si gira per Via San Girolamo per arrivare al Teatro del Giglio. Ogni pietra parla il linguaggio dell’eleganza, l’invito a entrare è un’attrazione molto forte.

Aumento il passo per sfruttare l’ultima ora di sole rimasta prima del crepuscolo per godere appieno dei panorami della città.

Si risale per tutto il centro storico fino a Piazza del Collegio, dove il mosaico della facciata della Basilica di San Frediano mi costringe a fermarmi per immortalarlo con decine di click della macchina fotografica.

È solo l’approssimarsi veloce della notte che mi convince a rientrare dalla città vecchia. Giorno quattro, dieci del mattino, Piazza Anfiteatro. La buona notizia della giornata è la visita di una coppia di amici che vengono a Lucca ogni anno in occasione di un festival. Vengo a conoscenza del fatto che se non si è visto l’Anfiteatro non si è vista Lucca. Ripercorro via Fillungo e giro a sinistra. Piazza Anfiteatro mi accoglie, come una città nella città. Le case sono addossate le une sulle altre, le facciate mostrano con orgoglio la propria antichità. La piazza è stata costruita sui resti di un antico anfiteatro romano. Le insegne dei negozi sono rimaste quelle originali, in legno sbalzato, in pietra.

Esco dall’Anfiteatro per dirigermi verso Piazza del Carmine. Lucca è una piccola Venezia su terra, con le case arroccate le une sulle altre senza un’apparente direzione o logica, in realtà ben presente. Lo sguardo si perde sui dettagli di un doccione, una lanterna a parete mi porta a scoprire un ponte di collegamento tra due edifici, sotto il quale un’arcata in cotto permette il passaggio pedonale.

L’ultima tappa della giornata, prima di riprendere la via per casa, è Porta San Pietro, sulla cinta muraria perimetrale. Alzo gli occhi e, prima di varcare la porta, leggo l’insegna: “Libertas”. Il messaggio della città è vivo, l’anima della città vive attraverso il passato per ricordare i mattoni fondamentali per costruire il futuro.

Sulla via del ritorno finalmente vedo il Duomo di San Martino, la cui ricchezza di stili differenti, la facciata bianca, la presenza di una torre al fianco mi ricordano la Chiesa di San Michele.

Mi avventuro per le strade più piccole della città, una costruzione attira la mia curiosità. Un’insegna in legno alla destra della porta d’entrata recita: “Confraternita de’Legnaioli di Lucca”, in carattere da miniatura medievale. Ogni dettaglio della città porta ancora con sé il retaggio del passato, senza intenzione alcuna di adeguarsi alla modernità.

 

Giorno cinque, tre del pomeriggio, Chiesa di Santa Maria Foris Portam. L’ultima giornata itinerante è riscaldata da un sole splendente, il cielo è quasi turchese, i pochi cirri scorrazzanti sono completamente illuminati dai raggi caldi del sole di metà mattino.

Attraverso nuovamente il centro storico per vedere di persona l’impronta artistica che rende Lucca una città medievale. In Via Santa Croce la Chiesa di Santa Maria Foris Portam mi induce a fermarmi, colpita da tanta grandezza, da tanta bellezza dei dettagli, da tanta storia tutt’ora vivente! Ciò che mi colpisce di più della chiesa è il duplice materiale della facciata, conci in calcare e laterizio in sommità.

Saluto la città sulla passeggiata lungo la cinta muraria, sulle luci di un arcobaleno multicolore. Lucca mi ha regalato un ricordo vivo, fatto di storia e di semplicità, un ricordo genuino, un ricordo molto forte.

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