Varese: ali d’aliante

Di Isabella Pesarini

Ore 8 del mattino, strada provinciale del lungolago di Varese. Un’automobile di ragazzi assonnati calca l’asfalto della strada che da Milano porta alla provincia di Varese. Cosa ha giustificato la sveglia all’alba di sabato mattina? Il battesimo del volo! La frequentazione dell’ambiente aerospaziale, per motivi accademici, ha portato alla scoperta della possibilità di provare a pilotare un velivolo per la prima volta, con l’ausilio dei doppi comandi a bordo designati al pilota-istruttore. La provincia di Varese offre molti campi volo dove poter testare le proprie abilità di pilota, non a caso la maggior parte delle industrie aerospaziali si trova proprio in queste terre.

L’ebbrezza di vedere il mondo dall’alto di mia mano mi induce a scegliere il battesimo del volo in aliante, per la massima altitudine prevista di 500 metri da terra. Ed eccoci sfrecciare per la strada provinciale, direzione campo volo di Calcinate del Pesce, provincia di Varese.

 

Ore 10, Calcinate del Pesce, a terra. Abbiamo messo piede al campo volo. Vedo una jeep anni Novanta, con le ruote coperte di terra, due istruttori di volo e l’aliante, il vero protagonista della giornata. In lontananza, il ristorante.

Paghiamo in anticipo la quota di partecipazione e dopo pochi minuti veniamo chiamati per le lezioni a terra. Mi guardo intorno, non siamo le uniche persone ad aver deciso di trascorrere il sabato mattina con un’esperienza insolita. Si avvicina una coppia sulla trentina, sprizzante energia da ogni poro. Mi sorride un’arzilla vecchietta sulla settantina, in maniche corte. L’istruttore giovane, suppergiù sui quarant’anni, inizia a spiegare. In pochi minuti imparo a indossare, aprire e sganciare il paracadute, le prove vengono eseguite con paracaduti veri su ognuno di noi. Vengono illustrate le manovre principali di decollo, virata ed atterraggio. Quindi, inizia la turnazione. L’ordine di imbarco è dato dall’orario di arrivo al campo volo, la prenotazione è valida per la sola giornata, non per la fascia oraria.

 

Ore 12, campo volo di Calcinate del Pesce, finalmente in aria! Dopo due ore di attesa, tempo prezioso per recuperare del sonno arretrato, è arrivato il mio turno! Mi attende l’istruttore anziano, un signore sulla sessantina.

Allaccio il paracadute, faccio per entrare sulla postazione anteriore dell’aliante, ma l’istruttore mi ferma con un cenno della mano. A terra devo dimostrare di aver capito appieno la procedura di sgancio del paracadute. Superata la prova con successo mi sistemo all’interno del velivolo, l’istruttore è dietro di me, alla postazione posteriore.

Viene chiuso il tettuccio di vetro, si parte! La jeep traina l’aliante finché questo prende quota e decolla. L’istruttore mi spiega che l’assetto corretto del velivolo è verificabile semplicemente guardando la piuma attaccata sul vetro del tettucio davanti ai miei occhi: se la piuma si mantiene diritta l’assetto è corretto, se è inclinata in qualsiasi direzione è necessario modificare tutti i parametri di posizionamento per riportarla diritta. Facciamo insieme qualche prova, sicura della padronanza dei doppi comandi dell’istruttore alle mie spalle. L’istruttore mi sfida. Mi dice di prendere la cloche e di abbassarla a sinistra con tutta la forza delle braccia. Qualcosa mi suona storto, glielo richiedo. L’istruttore ripete esattamente le stesse parole. Chissà, forse avrà ragione lui, eppure la cloche non appare così pesante! Prendo la cloche e decido di fidarmi delle parole dell’istruttore … L’aliante inizia a volteggiare rapidamente su se stesso, per tre volte, sento un’imprecazione uscire urlata dalla gola dell’istruttore. Ah … non era una manovra sicura? Eppure ho fatto proprio quanto detto dall’istruttore! L’aliante riprende l’assetto diritto, grazie alla prontezza di riflessi dell’istruttore che ha manovrato coi doppi comandi. L’istruttore semplicemente non credeva che avessi preso le sue parole alla lettera, in anni e anni di voli questa è stata la prima volta che gli capitava. Come credere che una ragazza prenda la cloche con la mano destra e la butti totalmente giù a sinistra? Gli rispondo che queste sono state le sue istruzioni, credevo che il triplo loop completo facesse parte della prova di volo!

La lezione procede con delle virate a destra e sinistra, abbiamo la fortuna di intercettare una termica, ovvero una corrente di aria calda, che alza l’aliante di quota. Finalmente ci stiamo divertendo, io e l’istruttore. Vivo l’aria, le sue variabili, le sue sfumature, vedo i raggi del sole più splendenti, guardo il panorama e vorrei tanto che il tempo previsto per il volo fosse un po’ più lungo. Invece è arrivata l’ora di atterrare. La manovra di atterraggio procede metodica e livellata, come da manuale. A terra scopro che il volo è durato dieci minuti in più, per un totale di quaranta minuti contro i trenta previsti. Mi si avvicina l’istruttore, lo guardo, quasi dispiaciuta per lo spavento causatogli in quota, lui mi porge la mano, con un gran sorriso. Di rado gli era capitata una persona tanto entusiasta del volo in aliante, il velivolo più primitivo che esista, poiché privo di motore, che per volare si affida alle correnti d’aria. Invita me e tutto il gruppo a mangiare al ristorante, le dodici e mezza sono ben che passate!

Mi volto e mando un saluto di gratitudine all’aliante, un piccolo velivolo che mi ha fatto scoprire la passione per l’aria, per il volo, per la Natura.

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