#natimoon: Hasta la victoria, siempre

Se le sette piazze da quella della Cattedral alla Vecchia, su cui, oltre alle varie botteghe si affaccia il locale dove ancora oggi suonano “i sopravvissuti e le nuove leve” del Buena Vista Social Club, quartetto cubano reso celebre dal film di Wenders, riportano ai fasti della dominazione spagnola.  Per ripercorrere le gesta successive alla liberazione del 1959 da parte dei rivoluzionari, bisogna spostarsi al Museo della Rivolution. Da questo palazzo finemente decorato Batista fuggì la notte del 31 Dicembre 1958. Mentre si stava festeggiando nella sontuosa sala degli specchi che oggi ospita l’urna del Che, partì senza avvisare i suoi ospiti. L’allarme fu dato alla scoperta che le truppe di Che Guevara avevano sbaragliato l’esercito nella battaglia di Santa Clara. Su due piani viene raccontata la storia degli ultimi 500 anni e del passaggio dei cubani da aborigeni a schiavi e poi ancora a rivoluzionari. Nel retro del palazzo presidenziale trasformato in museo un grande spazio alberato ospita il memoriale del Granma, dal nome del battello costruito in America e dalla capienza massima di 25 persone che ne portò oltre ottanta tra cui Fidel Castro e Che Guevara. Nel parco, resti di aerei spia statunitensi e un SAU 100, carro armato sovietico, usato da Fidel durante la cruenta battaglia sulla Baia dei Porci, episodio che ispirò il film 13 giorni con Kevin Costner.

Di un’altezza che supera i 100 metri è la torre stellata costruita nel 1960 e dedicata allo scrittore rivoluzionario Josè Martì. 555 gradini portano alla cima da cui si può abbracciare una visione completa della città dell’Avana. Alla sua base si può visitare un memoriale dedicato all’apostolo nazionale e ammirare la statua in cui l’eroe è stato immortalato meditabondo e assorto.

Sebbene l’icona classica del Che che fa sfondo ad ogni foto che si rispetti della capitale cubana si trova su Plaza de la Rivolution Josè Martì, sulla collinetta chiamata popolarmente La Lomas de los Catalones, luogo dove si ritrovano gli avaneri durante le grandi occasioni. Qui, Yury Gagarin, primo oratore straniero, tenne un discorso alla piazza. Qui, dopo la vittoria della Baia dei Porci il paese venne proclamato libero dall’analfabetismo, qui nel 1980 si tenne una protesta popolare contro l’occupazione illegale dell’enorme base di Guantanamo e soprattutto qui, venne tenuta una messa da Giovanni Paolo Secondo con Fidel Castro seduto in prima fila. Sulla piazza si trova ancora redazioni e tipografia dei quotidiani nazionali, Granma e Juventud Rebelde.

L’icona del Che, svetta accanto a quella nel palazzo adiacente di Josè Martì e ogni notte una luce , di una stanza all’altezza del basco resta accesa. E’ quella del suo ufficio, quando fece parte del governo cubano. E, dove l’espressione, “hasta la victoria siempre” assunse il senso che doveva avere. Quello della libertà. In tutte le sue forme.

Con questa istantanea si conclude il nostro viaggio: 18 giorni tra la neve delle Ande e il respiro della risacca di due Oceani. 18 giorni di risvegli all’alba e di notti insonni per il jet lag. 18 giorni con gli occhi pieni di meraviglia e stupore. 18 giorni che non dimenticheremo: il primo passo, di una vita, finalmente insieme.

 

 

 

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