Kuala Lumpur: la metropoli nella foresta pluviale

Di Rita Scarlatta

Il gran tour d’Oriente termina con una tappa imperdibile. Al centro della foresta pluviale, spunta Kuala Lumpur, metropoli dallo skyline colpito di futuro ma con il cuore nel passato.

Dopo la patinata Dubai dei record e l’affascinante Singapore non era facile per una città reggere il confronto. Erano questi essenzialmente i miei pensieri mentre dall’alto dell’autobus osservavo quella che, da lontano, mi era apparsa come una compatta distesa verde. La prima impressione è stata di vago disappunto perché quella che pensavo essere una lussureggiante foresta altro non era che una sterminata e monotona sequenza di piantagioni di palme, interrotta da stabilimenti per l’estrazione dell’olio di palma, proprio quello che ci ritroviamo abitualmente nei dolci e nei cosmetici. Le memorie salgariane svanivano nella grigia legge del consumismo.
A mitigare la delusione, tuttavia, un gustoso pasto caldo servito da un gentile e premuroso steward malese. Effettivamente il biglietto prevedeva “lunch and beverages” ma, considerando il prezzo pagato per il viaggio – circa 55 euro per due persone – mi aspettavo al massimo un panino…
La gentilezza delle persone e i prezzi per noi molto vantaggiosi saranno la costante sorpresa di questa breve vacanza malese.
All’arrivo a KL, appena saliti sul taxi, siamo stati urtati da un’autovettura parcheggiata a lato strada e guidata da un autista ovviamente distratto. Nessuna parolaccia o simile da parte del taxista ma una chiacchierata pacata fra i due con scambio di biglietti da visita. Da noi la prima reazione sarebbe stata sicuramente una sequenza di epiteti poco gentili…
E’ stato questo piccolo ma emblematico episodio a farmi capire ed apprezzare il carattere degli abitanti .All’arrivo in albergo tanti palloncini colorati erano stati appesi in camera per formare la scritta “Happy Birthday|” e una deliziosa piccola torta al cioccolato completava il benvenuto. Mi sono ricordata in quel momento che, al momento della prenotazione mi era stato richiesto il motivo del viaggio ed avevo precisato che volevamo festeggiare un compleanno. Durante il nostro vagabondare per la città, ci è successo sovente di chiedere informazioni e, quando il nostro interlocutore non era in grado di darci una risposta in inglese, siamo stati accompagnati fino a raggiungere la nostra meta.
Un’ atmosfera così rilassante e amichevole è stata di grande aiuto per apprezzare quanto la città può offrire e non c’è che l’imbarazzo della scelta. Se decidete di iniziare con un percorso storico, recatevi in Piazza Merdeka (piazza dell’indipendenza) dove, il 31 agosto 1957, venne issata la bandiera nazionale al posto di quella del Regno Unito. Non lontano il Royal Selangor Club, un’interessante costruzione in stile Tudor, ricorda il passato coloniale con relative partite di cricket. Anche una visita del Mercato Centrale situato in una elegante costruzione di stile Deco così come una sosta alla vecchia stazione ferroviaria ricca di archi e minareti aiutano a capire quanto la Malesia abbia saputo fare tesoro del patrimonio che civiltà e popoli diversi hanno lasciato. Se amate perdervi tra bancarelle e negozietti non perdete né Chinatown né il quartiere indiano con le loro vie piene di vita ed una straordinaria offerta di cibo di strada.
I numerosi templi presenti in questi due quartieri inducono a conoscere qualcosa di più a proposito dei luoghi di culto di questa città.
I taxi hanno un costo talmente contenuto che gli spostamenti non faranno soffrire né gambe né il portafoglio. I taxisti sarano felici di accompagnarvi a visitare le moschee più importanti, i templi cinesi con i loro tetti a pagoda e uno straordinario tempio indu dedicato alla dea Maha Mariamman.
Il nostro taxista, di religione cattolica, era particolarmente orgoglioso di mostrarci la cattedrale di Saint Mary the Virgin in perfetto stile gotico inglese con belle vetrate in vetro piombato. Si è raccomandato che, tornati in Italia, portassimo i suoi saluti a Pope Francis.
Imperdibile in questo percorso “mistico” è il tempio di Batu Caves non lontano da KL. Alla fine del 1800 un ricco mercante di stagno decise di dedicare, all’interno di una caverna già usata come rifugio dalle popolazioni primitive, un tempio al dio Murugar. Una gigantesca statua dorata dedicata a questa divinità accoglie all’esterno della grotta i molti fedeli e turisti. La vista della gradinata (272 scalini) che conduce alla sommità suscita qualche perplessità ma una numerosa colonia di scimmie impegnate in acrobazie, spuntini vari e feroci litigate funziona da deterrente alla fatica…
Al termine della salita si possono ammirare parecchi altari dove i monaci intonano preghiere alle va divinità e ritirano le corone di fiori offerte dai fedeli. Un profumo intenso di incenso rende ancora più coinvolgente l’atmosfera di profonda spiritualità.
Per evitare un rientro troppo brusco tra i piaceri edonistici del cibo e dello shopping abbiamo deciso di fare una sosta al KL Bird Park dove un’immensa voliera percorribile a piedi ospita più di 3000 uccelli di specie rare sia locali che straniere. Un vero paradiso per gli appassionati di storia naturale.
Dopo tanto camminare l’appetito si fa sentire e in una metropoli così multietnica l’offerta è vastissima. Si tratta solo di scegliere tra paesi diversi e prezzi diversi, dallo street food ai ristoranti di lusso. L’eredità di culture diverse offre al visitatore esperienze piacevolissime.
Abbiamo scelto la KL Tower per l’ultimo saluto alla città. Dal ristorante girevole situato ad un’altezza di 420 metri abbiamo riconosciuto i luoghi che avevamo visitato e ammirato per l’ennesima volta l’iconico profilo delle Torri Petronas, emblema dell’odierna Kuala Lumpur.
Ancora una breve sosta al Double Tree by Hilton dove abbiamo soggiornato e dove, più che ospiti ci siamo sentiti amici. L’albergo, situato vicino alle Petronas, offre spaziose e confortevoli camere, un ottimo ristorante ma soprattutto un mix di professionalità e calore umano che non dimenticheremo.

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