Badia a Coltibuono, un luogo magico in cui cercare ispirazione e rilassarsi

Tre giorni fra le vigne e le colline dolci dell’alto Chianti. Lontano da tutto. Solo buon cibo (che impari a cucinare da solo) e ottimo vino. Unico contatto con la realtà\civiltà il wifi perché quassù non sempre c’è abbastanza campo per telefonare. Quassù è Badia a Coltibuono un’abbazia millenaria dove i padroni, discendenti de’Medici, producono vini di ottima qualità, anzi direi di qualità letteraria visto che Murakami ne ha citato uno in un suo racconto tessendone le lodi (“Tra le storie che ho scritto in Italia ce n’è una che si svolge a Lucca… due vecchi amici di liceo sono stupiti per quell’incontro casuale in quella città; vanno in una trattoria e davanti ad un camino scoppiettante si gustano funghi porcini accompagnati dal vino rosso Coltibuono 1983“)
Lo scrittore giapponese non si è limitato a questo: è anche venuto appositamente all’abbazia per intervistare la proprietaria, Emanuela Stucchi Prinetti (qui il pezzo integrale).
La stessa folgorazione ha colto anche me. Fra le mura millenarie di questo ex monastero l‘ispirazione la insegui, la ricerchi e poi la trovi all’improvviso in un bosco, in un giardino all’italiana, in una cantina che custodisce bottiglie vecchie di quasi cent’anni…
Galleggia sui soffitti alti delle stanze, fra i volumi antichi della biblioteca, negli affreschi sui soffitti a volta dell’ ex-refettorio, fra i ciocchi scoppiettanti della sala del camino…
Un luogo perfetto in cui rifugiarsi a scrivere. Senza TV in camera così finalmente il kindle lo utilizzi fino a quando si scarica la batteria.
Nessuno disturba. Fuori, di notte, c’è un silenzio che a Milano te lo sogni e alla mattina senti gli uccellini cinguettare.
Ma non c’è stato solo riposo: in questi tre giorni, io e mia moglie, vestendo i panni dei Nati con la valigia, ci siamo dati da fare ai fornelli per cucinare alcune specialità toscane. E pure con profitto! Ho un diploma della chef Benedetta Vitali che lo attesta. Oltre alla galleria fotografica che vedete qui sotto, naturalmente.
L’ispirazione l’abbiamo cercata anche visitando a piedi le vigne e le cantine dell’Abbazia (dove ho scovato anche un Chianti dell’annata in cui sono nato io…) e, naturalmente, degustato.
Alla fine, l’ispirazione per un progetto letterario è arrivata. Ora vedremo se prenderà forma, come e quando. E se mai dovesse faticare a realizzarsi allora vorrà dire che torneremo a Badia a Coltibuono per cercare di afferrare quell’attimo fuggente di fervore creativo. Magari aiutati da un buon bicchiere di Chianti Classico.

Paolo Roversi

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