Innsbruck: veniamo giù dai monti del Tirolo!

Di: Isabella Pesarini

Morgen. È una soleggiata mattina di ottobre, col termometro che supera di qualche grado lo zero. Una classe di terza liceo ha affrontato qualche ora di treno con la S-Bahn per raggiungere la capitale del Tirolo da un piccolo paese del Salisburghese, Saalfelden. Ancora storditi da 150 chilometri vissuti in lingua tedesca, i professori dirigono il nostro gruppo studentesco verso la maggiore attrattiva della città. Imbocchiamo Herzog-Friedrich-Strasse e ci ritroviamo davanti alla residenza dei duchi Federico IV e Sigismondo del Tirolo, il Neuer Hof. Le nostre mani afferrano frettolose le macchine fotografiche, ancora analogiche, non curandoci delle poche foto disponibili nel rullino. Di fronte ai nostri occhi splende più del sole il Goldenes Dachl, il tetto d’oro della loggia centrale del Neuer Hof, che conta ben 2657 lamine di rame dorate a fuoco. Venti ragazze non possono che rimanere impietrite di fronte alla loggia dei loro sogni! Anche le insegnanti si scambiano sguardi vezzosi di compiacimento. La sveglia alle sei del mattino, la colazione frettolosa sul treno con un panino al salame, cetriolo e aglio, immangiabile nonostante tutte le buone intenzioni, tutta la fatica per arrivare a Innsbruck è stata ripagata da questa opera d’arte ordinata dall’imperatore Massimiliano I, vera manna per gli occhi di qualunque donna, di ogni età.

Diamo uno sguardo alle case di Herzog-Friedrich-Strasse. I nostri click immortalano palazzi di quattro-cinque piani con tanto di arcate e dai colori sfacciati: senape, rosso fuoco, verde acqua, sembrano voler sfidare pure l’arcobaleno! Eppure, vista nel suo insieme, Herzog-Friedrich-Strasse appare elegante, pullulante di gente e piena di bistrot e negozi. In fondo siamo nel cuore pulsante dell’Alstadt, la città vecchia!

Proseguendo lungo le vie del quartiere non possiamo fare a meno di fermarci meravigliate di fronte alle facciate barocche di alcuni palazzi. A differenza dei palazzi barocchi che siamo abituati a vedere in Italia, gli altorilievi sono colorati, non sono bianchi come il marmo delle pareti. Ho come l’impressione che gli angeli che sovrastano le finestre quasi prendano vita, che le foglie delle decorazioni tra una loggia è l’altra si arriccino a seconda della direzione del vento. Il rullino sta quasi per finire …

Giriamo in Rennweg per entrare all’Hofburg, sede estiva della famiglia imperiale asburgica. Ogni angolo riflette maestosità, eleganza, potere. La facciata bianca e gialla è protetta da una serie di statue raffiguranti animali, seppure particolari: cavalli alati, leoni in posizione da sfinge, che puntano il muso verso il cielo, denotando fierezza. Entrando dal primo numero civico di Rennweg, l’entrata principale, veniamo introdotte in un’altra epoca, gli anni di Maria Teresa d’Asburgo. Appena metto piede nella Sala dei Giganti, la Riesensaal, mi sento come trasportata indietro di tre secoli, mi vedo volteggiare con gli abiti lussuosi indossati da Maria Teresa durante le feste che si tenevano in questo salone.

Tutto riflette ricchezza e ostentazione, dagli affreschi sul soffitto al pavimento su cui si può vedere la propria immagine riflessa come in uno specchio, ai tre lampadari dorati appesi al soffitto. In fondo le intenzioni di Maulpertsch erano quelle di celebrare il trionfo della dinastia Asburgo-Lorena: il soffitto è un susseguirsi infinito di affreschi raffiguranti Maria Teresa d’Austria, il marito Francesco di Lorena, il figlio Giuseppe II, tutti gli altri personaggi reali, tra cui i sedici figli di Maria Teresa!

Ancora inebriate da tanta ricchezza, che mai avevamo vista in vita nostra, usciamo all’aperto.

 

Nachmittag. Pranziamo sommariamente con qualche Brezel comprato lungo la via, il pane tedesco per eccellenza, molto popolare anche qui in Austria. Sulla glassatura di uovo sbattuto che ricopre il pane sono cosparsi dei chicchi di sale grosso, regalando un gusto inconfondibile a questo pane dalla caratteristica forma intrecciata, forma che i fornai ottengono dopo anni di esercizio: è sufficiente riflettere sul fatto che la forma è ottenuta in meno di un secondo!

Prossima tappa, la Casa di Mozart! Ci troviamo faccia a faccia con una parete esattamente color senape e con lo stemma di Mozart all’entrata, emblema dello stile barocco della città. Nonostante Mozart sia uno dei maggiori musicisti mai esistiti, la casa mi appare fredda, non mi suscita alcuna emozione. Rimango quasi delusa dopo tutto l’entusiasmo che ho respirato ad ogni angolo della capitale tirolese. Abbasso lentamente lo sguardo e gli occhi si posano su una rinomata pasticceria appena qualche metro più lontano, in bella esposizione le palle di Mozart rubano la scena. Tutte noi ragazze ci dirigiamo verso la pasticceria, saccheggiandola di tutte le scorte che mai avrebbe potuto avere delle Mozartkugeln, le palle di marzapane e cioccolato, vera delizia per gli occhi e il palato. Già, anche per gli occhi! I dolcetti sono ricoperti da un incarto dorato su cui è stampata la faccia di Mozart. C’è chi conserva l’incarto come ricordo della gita …

Stanche, ma ancora determinate a proseguire col tour della città, arriviamo allo Zoo.

L’Alpenzoo, lo zoo alpino, detiene il primato di essere il più alto zoo europeo sul livello del mare, oltre 700 metri. Per raggiungerlo è necessario prendere un pullman navetta, il Sightseer. I professori spiegano che l’Alpenzoo rispetta l’habitat naturale a cui sono abituati gli animali, con delle ricostruzioni fedeli. Anche se l’idea di visitare uno zoo non mi entusiasma affatto, quest’ultima spiegazione mi ha quasi convinto, ma … No! È chiuso! Ma sono solo le cinque del pomeriggio! Forse è troppo tardi per prendere il Sightseer e poi visitare lo zoo …

Con un velo di delusione ci lasciamo trasportare dalle decisioni degli insegnanti, senza proporre più niente. Ma Innsbruck non è solo interni, non è solo arte, non è solo lo zoo alpino più particolare d’Europa! Innsbruck è anche la passeggiata lungo l’Inn, che le dà il nome. E così, via per Herzog-Otto-Strasse, per Inn-Brücke, per gli angoli da cui ammirare scorci di un fiume gelido su cui svettano le colorate case austriache, quasi a voler sfidare il grigiore del cielo tendente al crepuscolo e il freddo che inizia a ghiacciare le mani.

Abend. Alle sette di sera riprendiamo il treno della S-Bahn per Saalfelden, dove alloggiamo, lasciando Innsbruck alle spalle. Auf Wiedersehen, Innsbruck, weil dieses kein Lebewohl ist. Arrivederci, Innsbruck, perché questo non è un addio. Sulle deliziose note di Mozart tornerò per vivere ancora come Maria Teresa, ammirare il Goldenes Dachl o semplicemente fermarmi a scrutare il paesaggio dell’Inn.

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