Milano: il genio della pop art

Pop Art è sinonimo di arte a portata di tutti. Sono le serigrafie di Warhol ispirate agli scaffali di un supermercato dove latte di zuppe diventano opera d’arte. O il viso di Liz Taylor virato su tonalità neon. O ancora le pennellate decise di Basquiat, dove la rabbia diventa rosso sangue e ti entra in testa. E poi, c’è lui: Roy Lichtenstein, un grande ebreo che ha trasformato i cartoons in pop. La sua arte sofisticata, riconoscibile al primo sguardo e apparentemente facile da comprendere, ha affascinato fin dai primi anni eroici della pop art generazioni di creativi, dalla pittura alla pubblicità, dalla fotografia al design e alla moda e il potere seduttivo che essa esercita sulla cultura visiva contemporanea è ancora molto forte.
Al MUDEC in mostra circa 100 opere tra prints anche di grande formato, sculture, arazzi, un’ampia selezione di editions provenienti da prestigiosi musei, istituzioni e collezioni private europee e americane oltre a video e fotografie. La mostra è organizzata in un percorso tematico, evidenzia attraverso una panoramica sui temi e i generi dell’arte di Roy Lichtenstein, come gli elementi di diverse culture confluiscano nel suo lavoro di decostruzione e ricostruzione dell’immagine, e quindi elaborate in chiave pop con il suo linguaggio personalissimo: dalla storia della nascita degli Stati Uniti all’epopea del Far West, dai vernacoli e le espressioni artistiche etnografiche degli indiani d’America alla cultura pop esplosa in seguito all’espansione dell’economia mondiale del secondo dopoguerra, dalla cultura artistica europea delle avanguardie allo spirito contemplativo dei paesaggi orientali.
La fascinazione per la “forma stampata”, cioè la riproduzione meccanica come fonte di ispirazione, che è alla base del lavoro di Roy Lichtenstein e che nella sua pittura viene attuata in un percorso che parte da una copia che viene trasformata in un originale, viene presentata in questa mostra nel suo processo inverso: da un’idea originale a una copia moltiplicata.
Il percorso espositivo percorre l’evoluzione del lavoro di Lichtenstein rispetto alla riproducibilità meccanica dell’opera d’arte, di cui è stato forse il più sofisticato interprete, ma illustrandone allo stesso tempo le sue diverse interpretazioni e rappresentazioni formali rispetto ai soggetti trattati: visioni che procedono con costanti riferimenti trans-storici ai mutamenti dei linguaggi artistici, dove Minerva è una Wonder Women rivisitata e gli spari delle pistole la cui percezione, seppur visiva del “bang” le rende un’esperienza acustica.

MUDEC: Via Tortona 56

(Fino all’8 Settembre)

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