Frida Kahlo: il caos di una stella

Ti meriti un amore che ti voglia
spettinata, (…)

Ti meriti un amore che ti faccia
sentire sicura,

in grado di mangiarsi il mondo
quando cammina accanto a te (…)

(Frida Kahlo)

Solo dal caos nascono stelle danzanti. E non servono speculazioni filosofiche per capire che nelle difficoltà delle singole vite, si incanalano energie destinate ad esplodere con prepotenza. A diventare prima idea, poi materia, e infine ad avvenuta consacrazione quando il consesso riconosce la mano in un nome, arte. Che l’arte poi sia una forma di sopravvivenza alle asperità dell’esistenza, è cosa risaputa. Frida Kahlo, di quel caos, ha fatto colore e pensiero, che il visitatore può vivere in prima persona attraverso una mostra sensoriale, ambientata presso la Fabbrica del Vapore di Milano. Del suo essere confinata in un letto per una poliomielite da bambina e un incidente che la segneranno per sempre, ha fatto dipinti. Del suo non poter essere madre per le ferite che si portava addosso, ha fatto maieutica di colori. Ha avuto il coraggio di ritrarre le sue imperfezioni, divenute tratti connotativi e il desiderio di farsi vedere senza filtri. Perchè la bellezza è solo negli occhi di chi la guarda. Ha imparato a dipingere da un letto e quello stesso letto, della casa azzurra, è stato trasportato al vernissage di una sua mostra. Si è fatta forza e, dietro la fattezza di crisalide imprigionata dentro un busto, ne ha fatto, ancora una volta colore.

Diventando con le sue linee decise e i suoi tratti marcati, una figura centrale dell’arte messicana. E poi Frida ha amato. Con cieca ostinazione lo stesso compagno, per tutta la sua breve vita, Diego Rivera, tra i più importanti muralisti del Messico con cui spartiva ideali e progetti. Il sinolo dei loro cuori si è cementato come il gesso del busto sulla stanca colonna di Frida e non si è mai rotto nonostante le esuberanze del marito. Una vita complessa, quella di Frida, raccontata attraverso oggetti e cimeli dell’epoca appartenuti alla pittrice. Una vita in salita affrontata con una fiera resilienza.

Nata nel 1907 a Coyoacán, a sud di Città del Messico, ereditò e fece suoi i valori della Rivoluzione messicana, tra cui l’amore per la cultura popolare. Le canzoni, gli abiti indigeni, gli oggetti d’artigianato e i giocattoli tradizionali, insieme all’influsso religioso della madre e alle nozioni tecniche sulla fotografia acquisite dal padre, creano un legame profondo tra la sua produzione artistica – e dunque la sua esistenza – e la storia del Messico. Una vita costellata da eventi sfortunati. Prima la poliomielite che l’avrebbe resa per sempre claudicante dalla gamba destra; più tardi, poi l’incidente a diciotto anni. Quando l’autobus sul quale viaggiava si scontrò con un tram, e la sua colonna vertebrale si frantumò.

Fu durante la lunga convalescenza che iniziò a dedicarsi alla pittura. I postumi dell’incidente ne resero l’esistenza piuttosto tormentata. Frida, infatti, ebbe diversi aborti e dovette affrontare oltre trenta operazioni, tutti eventi infausti che rappresentò nei suoi dipinti, dai quali trapelava inoltre l’immenso dolore interiore provocatole dai continui tradimenti di Diego. L’opera di Frida affonda le proprie radici nella tradizione popolare, ma anche nelle sue esperienze di vita e nelle sofferenze patite, che riesce a esprimere con straordinario talento: il caos interiore e il travaglio esistenziale sono espressi attraverso una produzione artistica eccezionale, capace di trascendere ogni epoca e frontiera. Sullo sfondo c’è un Messico in costante metamorfosi che lo traghetteranno alla modernità del XX secolo. Se la mostra termina con l’esperienza sensoriale di un video in 4D che riproduce l’incidente e i tormenti che Frida mise su tela successivamente, si esce dalla mostra trasformando quella che era un’intuizione in certezza: solo dal caos può nascere una stella danzante. E Frida Kahlo, resta di certo una tra le più brillanti.

Frida Kahlo, il caos dentro.

Fabbrica del Vapore , fino al 25 Luglio 2021

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