Gibilterra: l’union Jack nell’Andalusia

Di: Isabella Pesarini

Prima mattina. Un bel giorno d’agosto tre ragazze italiane si svegliano all’alba in un albergo andaluso, con lo scopo preciso di avventurarsi in territorio straniero dentro la Spagna. Signori e Signore, si va a Gibilterra!

Qualche ora di pullman e arriviamo alla dogana dove ragazzi inglesi in uniforme e ben armati svolgono con diligenza il loro lavoro di controllo documenti e bagagli. Le poche parole di spagnolo che ho imparato durante il soggiorno andaluso servono ben poco in questa piccola penisola dove si respira aria di Inghilterra. Dalle indicazioni alle insegne sui monumenti o sui ristoranti, si parla inglese, senza la traduzione con lo spagnolo, come a ricordare al turista che sei in territorio inglese. Direi molto humour inglese …

La prima attrattiva è la Cattedrale della Santa Trinità, the Cathedral of the Holy Trinity , di fede anglicana (inutile chiederselo!). Rimango colpita da questa cattedrale in mattoni rossi con l’entrata di arcate e colonne in marmo bianco, un’entrata quasi sontuosa, completa di arco circolare centrale ai cui lati due gentili archi acuti regalano una sfumatura in più di eleganza. La storia narra che i lavori di costruzione iniziarono nel 1825 per essere terminati nel 1832. Solo dopo qualche anno, nel 1838, fu definitivamente consacrata dal Reverendo Edward Burrow in presenza della vedova di William IV, la regina Adelaide.

Siamo su Line Wall Road. Una foto ricordo viene dedicata alla King’s Chapel 1560, che, come spiega il cartello posto di fronte all’entrata, è aperta al pubblico: open to the public, all welcome. La frase di benvenuto mi colpisce, mi piace l’idea di un luogo aperto a gente di ogni sorta, quale che sia il paese di provenienza e la fede di appartenenza. Si respira aria di Inghilterra anche in questa frase.

La King’s Chapel è una piccola cappella bianca, di fianco al portone d’ingresso vi è posta una croce cristiana in legno, piccolo segno di tradizione.

Le particolarità non mancano! Proseguiamo in direzione di una chiesa bianca, architettura quasi neoclassica, perlopiù spoglia, se non fosse per due cannoni ai lati dell’ingresso che rompono l’atmosfera di pace che dovrebbe regalare un luogo di culto! Chissà cosa significano i due cannoni, posti così di fronte alla persona che vuole entrare in chiesa! Ma i turisti e gli abitanti di Gibilterra sono troppo frettolosi per azzardare una domanda …

Ora di pranzo. Verso l’una decidiamo di cercare un posto per mangiare, torniamo indietro sulla Line Wall Road ed entriamo in un caratteristico locale british in legno verniciato su Irish Town. Veniamo accolte da un vecchietto inglese, vestito come un maggiordomo d’altri tempi. Si respira l’aria inglese più tipica di tutta Gibilterra, ci sediamo su dei divanetti in pelle rossa, appoggiamo le spalle sulle pareti di legno accuratamente verniciate, ci rilassiamo in pieno mood british manco fosse già arrivata l’ora del té!

Ordiniamo un hamburger a testa. Dopo nemmeno un quarto d’ora arriva un piatto con almeno 300 g di manzo sovrastato dal pane tipico per gli hamburger guarnito con una cornice di patate arrosto che inviterebbe anche i più restii obbligati da chissà quale dieta. Una vera delizia per gli occhi e il palato!

Il conto è leggermente più salato rispetto alle aspettative, ma bisogna tener conto del fatto che a Gibilterra si paga in sterline. Siamo nel Regno Unito, dopotutto! L’unica particolarità che bisogna tenere a mente è quella che la sterlina di Gibilterra vale solo qui, altrove è inutilizzabile!

Albori di pomeriggio. Il quasi mezzo chilo di manzo nello stomaco ci regala le forze necessarie per proseguire su tutta Line Wall Road. Meta prefissata: Upper Rock Nature Reserve, una riserva naturale passaggio necessario per accedere alla Rocca, una formazione rocciosa che permette di godere di un panorama mozzafiato fino alle coste del Marocco.

L’ingresso è un cancello sontuoso, superandolo si accede a una scalinata.

La prima attrattiva è la statua di un generale, General George Augustus Elliott K.B., barone di Gibilterra. La statua del generale sovrasta dall’alto della sua magnificenza noi piccole ragazze che osserviamo quasi trepide la sua figura di potenza.

Il giardino botanico è attrezzato con ogni tipo di svago, probabilmente per permettere una visita anche a persone che si ritroverebbero meno indipendenti. Le indicazioni in legno portano a un parco giochi per bimbi oppure a un teatro all’aperto. È possibile rimanere in contatto col mondo anche se le tecnologie più avanzate danno scacco matto: una cabina telefonica in pieno stile british, verniciata di un rosso brillante che non lascia dubbi, garantisce la possibilità di comunicare con chiunque si voglia. La parola d’ordine sembra essere tranquillità. Abbandono totale alla natura circostante. E … che natura! Le palme toccano il cielo azzurro con le fronde imponenti, sorrette da un tronco quasi secolare. Esaurisco quasi tutta la memoria della macchina fotografica per darmi ai primi piani di piante e fiori mai visti prima. Una Miss Kitty mi lascia senza parole. Esiste una pianta con un nome che sembra uscito dall’ultima rivista di moda & accessori? La vezzosità si impossessa di me, voglio ricordarmi di Miss Kitty, che altro non è che un’hibiscus rosae-caninae, per i meno votati al pollice verde una specie di malva. La Miss Kitty si espone sicura con un fiore gigante dai petali che giocano sulle sfumature dal rosso all’arancio al giallo, mi ricorda i colori del sole all’alba.

Ci addentriamo nel cuore del giardino, attraversiamo eleganti ponticelli in pietra, in pieno stile di giardino all’inglese. La cura del dettaglio è quasi maniacale, dalle staccionate in legno che seguono le curve naturali del terreno e le delimitazioni delle radici degli alberi ai ponticelli in pietra che rendono l’attraversamento del giardino più semplice e più elegante allo stesso tempo.

Ultima tappa. All’Apes Dean scoviamo i veri abitanti della Rocca: le bertucce di Gibilterra, una specie di macaco senza coda. L’Apes Dean è un covo di scimmie. Veniamo a conoscenza di una leggenda: il giorno in cui le scimmie scompariranno da Gibilterra, la stessa cosa accadrà anche per gli inglesi. Ci avviciniamo alle gabbie in cui vediamo questi simpatici animali saltare da un ramo all’altro, con la stessa agilità di un felino. Sono lontane, quasi le stiamo perdendo di vista, una mia amica si avvicina ulteriormente alla gabbia e circumnaviga una grata con la mano sinistra. È un attimo. Una bertuccia si avvicina veloce come un lampo mostrando i denti aguzzi, tutt’altro che amichevole. Di riflesso colpisco la grata più forte che posso con le mani, facendola vibrare leggermente. La bertuccia scappa, colta d’improvviso, la mia amica ritrae tremante la mano che porta un piccolo graffio sul dorso. Il mio scatto da Rambo ha evitato che la bertuccia potesse fare danni peggiori, non posso dimenticare il sogghigno feroce che scopriva i denti acuminati!

Vorremmo salire sulla rocca per ammirare la costa marocchina, osservare i delfini che accompagnano le imbarcazioni turistiche adoperate proprio per la loro osservazione, visitare i tunnel della Seconda Guerra Mondiale, dove le truppe alleate progettarono l’invasione del Nord Africa. Ma l’orario non perdona, l’osservazione delle meraviglie naturalistiche del giardino ha cancellato la definizione di tempo e siamo costrette a rimandare.

La giornata british a Gibilterra volge al tramonto, ma una borsa pronta al prossimo viaggio rimarrà sempre sulla soglia di casa.

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