‘Ogni volta, Venezia, ci ricasco. Come quegli amori che nel cuore dichiari finiti ma che al primo sorriso tutto torna come prima. Ogni volta, mi dico, ‘adesso basta’ però mi ritrovo sulle tua calli a maledire i gradini ma a camminare col naso in aria seguendo le parabole dei gabbiani e respirando il tuo odore salmastro. E, anche se ormai ti conosco come una vecchia amica, che dovrebbe avermi annoiato perché non ha più segreti, ogni volta mi sveli angoli inediti e spunti nuovi. E mi perdo per ritrovarmi oltre il ponte di Rialto dentro una mostra (#EpocaFiorucci) che mi riporta alla prima maglietta strappata e a me bambina. O ancora tra le scale in pietra di un palazzo (@fondazioneprada) che pensavo fosse appannaggio meneghino ma che invece ha una sede anche a Venezia dove ho ritrovato i miei filosofi del linguaggio (#Machinesapenser) e le case che adibivano ad eremi per la scrittura dei loro trattati. E rileggendo alcuni passaggi di ‘essere e tempo’ illustrati nei saloni dai soffitti a cassettoni, capisco, che il senso del perdersi di Venezia sta proprio nel ritrovare cose che avevi smesso di ricordare. E capisco perché ogni sacrosanta volta ci ricasco e torno da te.’
Venezia e il suo amore tra i canali
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