#natimoon: da Puno a Cusco

Un sole rosso incendia le cime delle Ande: frastagliata collana di denti appuntiti. E’ un’alba gelida di inverno peruviano e il cammino che porterà a Cusco sarà lungo. Trecentottanta chilometri di strade dissestate il cui tempo di percorrenza è stimato di dieci ore.

I cannibali di Pucarà!

La prima sosta è a Pucarà, dalla consueta struttura. Una minuscola Plaza des Armas su cui si affacciano municipio e chiesa. E’ giorno di mercato e, tra i banchi di legumi e verdure, riesco a contare 40 tipi di patate. Mi faccio tentare da lupini: croccanti e abbrustoliti nel sale. Il freddo è pungente nel piccolo museo dedicato alla cultura preincaica. I pucarà erano cannibali. Decapitavano i nemici e si facevano immortalare con la loro testa in mano per cibarsi del contenuto stesso. Il dottor Lecter non aveva inventato nulla.

Racqchi: energia a basso consumo

Per la compresenza di falde acquifere, terreno fertile e il clima mite nonostante l’altezza di 3500 metri, fu considerato dagli Inca un centro nevralgico di convergenza d’energia. Ideale, dunque, per creare un centro abitativo. Attualmente sono delle rovine, che accennano a un passato di vita fiorente con costruzioni multiple, incluse le terrazze agricole. Considerato uno dei luoghi più sacri di tutto l’impero inca, era strutturato in kanchas (appartamenti), wayranas (edifici aperti da un lato) e qolqas (negozi). L’edificio piu’ importante era il Tempio di Wiraqocha, che secondo gli storici fu costruito come omaggio al Dio Superiore della popolazione andina: Apu Kon Titi Wiraqocha.

Il tempio è una struttura grandiosa, soprattutto in relazione ai materiali usati per la sua costruzione (pietra e fango); il tetto era sostenuto da 22 possenti colonne circolari di pietra, di cui si vedono ancora le basi (la maggior parte fu distrutta dagli spagnoli).

Andahuallyllas: San Pietro del Perù

Facciamo una premessa. Se per raggiungere San Pietro, basta scendere alla fermata della metropolitana Ottaviano e ci si può ritagliare al termine della contemplazione della Cappella Sistina, lo spazio per una buona cacio e pepe nei dintorni, per raggiungere l’impronunciabile chiesetta nel cuore delle Ande dedicata allo stesso santo, il percorso è molto più arduo. Al termine di una serie di tornanti all’altezza di quasi 4000 metri si trova questa chiesa, la cui facciata non fa presagire la bellezza all’interno. Un’esplosione di barocco andino per questa chiesa voluta dai gesuiti nel sedicesimo secolo. Legno d’acero bagnato nell’oro e statue di madonne vestite con abiti broccati e intarsiati di pietre preziose. Le navate raccontano le scritture con evidenti segni di presenza di artisti locali, espediente usato dagli ordini per rendere più convincente la loro dottrina. E persuadere gli indigeni a passare da una religione panteistica a quella cristiana. Il tripudio di barocco, le statue di ceramica dai lineamenti umani, mi danno le vertigini. Esco all’aperto per tornare a respirare ma l’aria è rarefatta. E’ ora di partire per Cusco: l’ombelico del mondo…

continua…

P.S. Grazie a Kuoni, tour operator leader per la progettazione dei viaggi di nozze, per il supporto dato al nostro.

 

 

 

 

 

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