Di Isabella Pesarini
Pomeriggio del venerdì. Stazione Centrale, Milano. Comodamente seduta su un treno decisamente civile, sto per affrontare quattro ore di viaggio in solitaria per recarmi da alcuni amici nel cuore della Svizzera tedesca, a Lucerna.
Guardo ancora incredula i biglietti del treno. Incredula, sì. Pagare 22 euro a tratta, 22 andata e 22 ritorno, è al limite del possibile per 250 km, di cui almeno un centinaio tra le montagne! Eppure la DB Deutsche Bahn, alias le ferrovie tedesche, ha offerto questa tariffa straordinaria: oltre la metà della canonica tariffa proposta dalle SBB Schweizerische Bundesbahnen, le ferrovie svizzere.
Come compagno di viaggio è seduto di fronte a me un ragazzo coreano, che dopo pochi chilometri estrae la mappa dei viaggi Interrail. Nostalgia, nostalgia … cantileno tra me e me.
Dopo un’antipatica sosta a Chiasso, con annesso controllo doganale durato qualche decina di minuti, si riprende il viaggio, che appena si addentra tra le Alpi assume i tratti di una panoramica favolosa all’insegna della Natura più sorprendente: pareti rocciose, boschi, cascate anche sulle vette, corsi d’acqua, anfratti, grotte. La meraviglia non conosce limiti, è quasi una magia, che allo sguardo si avvera appena dal finestrino del treno intravedo il Lago dei Quattro Cantoni. Chiunque avesse dubbi sull’esistenza del Paradiso, dovrebbe fare un giro in questi luoghi. Qui la Natura irradia magnificenza e quiete allo stesso tempo; il tocco dell’uomo si è limitato ad esaltare il carattere pittoresco di connubio tra roccia, la montagna, e l’acqua, il lago. Si intravedono pascoli ampi: cavalli, mucche e buoi, pecore. Mi sembra di percepire come la Natura qui respiri, anche il treno ha rallentato decisamente la velocità. È inevitabile: in alcuni luoghi ci si ricorda di come sia la Natura la vera sovrana del mondo, di come essa stessa sia generosa coi suoi doni, le sue meraviglie, col perpetuo ristabilimento dell’equilibrio di ambiente ed abitanti, animali e umani.
Per l’ora di cena, mi trovo a Lucerna.
Venerdì sera. Stazione ferroviaria, Lucerna. Arrivare in stazione affamati e trovare un fornaio di brezel può diventare una delle dieci meraviglie gustative del mondo. Gli amici sono già arrivati e mi danno il benvenuto con questa fantastica sorpresa, una piccola rivisitazione lucernese del tradizionale pane salato tedesco: i gusti dei brezel sono infiniti! Affiancato all’immancabile classico, farina e sale, aggiungo un brezel arricchito ai semi di zucca. La parola delizia trova qui la sua dimora!
Prima di sederci per un aperitivo, gli amici mi guidano verso un angolo pittoresco del centro storico: qui le case sono dipinte! Proprio così! I muri sono affrescati esternamente rieccheggiando motivi rinascimentali, quali banchetti, convivialità, scritte che portano in scena sulle mura arte, poesia, teatro. La cura del dettaglio è ivi arricchita dalla precisione svizzera: pulizia, attenzione al patrimonio, restauro delle belle arti.
Ci avviciniamo alle sponde del fiume Reuss, nella parte vecchia della città. Clic. La macchina fotografica quasi esce da sola dalla borsa per immortalare l’Hotel Chäteau Gütsch, un hotel di lusso, che appare come un bianco castello delle fiabe.
Facciamo finta di essere lucernesi prendendo l’aperitivo sul lungolago, almeno finché non si avvicina la cameriera per l’ordinazione. Nonostante le mie discrete conoscenze della lingua tedesca, quale diabolico dialetto esce dalla bocca dell’indigena? La fonetica assomiglia al tedesco, ma è … più duro, più gutturale. E dannatamente più veloce! Non capisco una sola parola di quello che viene detto, per fortuna una ragazza tra gli amici vive in loco da oltre un anno, perciò siamo salvati dalla sua pronta traduzione. Evviva! Si mangia! E soprattutto, si beve! Lo sbagliato di Lucerna è decisamente alcolico!
Sabato mattina, Lago dei Quattro Cantoni. La sveglia è puntata sull’orologio svizzero. Alle otto e mezza siamo già scesi dal letto!
Il cieloè un esteso cumulonembo. Prendiamo la macchina e si fanno pochi chilometri verso le prime alture. Il Lago dei Quattro Cantoni regala spettacoli da rassegna fotografica del National Geographic. Le nuvole quasi toccano le acque del lago comune ai cantoni Uri, Svitto, Canton Untervaldo e Canton Lucerna. Le montagne cercano di svettare tra i nembi, il cielo grigio conferisce all’acqua un aspetto madreperlaceo. Chi l’ha detto che il cielo più bello è quello azzurro col sole alto? Probabilmente è Madre Natura a essere tanto perfetta da regalare meraviglie in tutte le sue sfaccettature.
Domenica pomeriggio. Centro storico di Lucerna. Passeggiando sul lungolago, la Hofkirche cattura l’attenzione dello sguardo: i suoi due campanili svettano con prepotenza verso il cielo, i tetti alti e sottili. La chiesa è quasi un simbolo della ferrea volontà del popolo svizzero, dal momento che essa è stata ricostruita dopo l’incendio del 1633, riproducendo esattamente lo stile rinascimentale d’origine.
Eppure il simbolo della città è il Kappelbrücke, il ponte della cappella, ricostruito anch’esso dopo un incendio, quello avvenuto nell’anno 1993. Come ponte di legno, che ha visto le prime travi posarsi nell’anno 1365. esso vanta il riconoscimento di ponte coperto più antico d’Europa. Proprio a metà del ponte si erge la vera carta d’identità di Lucerna: il Wasserturm, la Torre dell’Acqua, a base esagonale.
Gli amici mi conducono a una tappa immancabile: la visita a Bucherer, il rivenditore ufficiale Rolex, al numero 5 di Schwanenplatz. Quello davanti a me sarebbe un museo di orologi? Ma è così possente! È impossibile non notarlo, dimenticarsene, passare oltre! È .. enorme! Chissà dentro …
Mi avventuro curiosa all’interno. Sono tre piani di negozio! Prendo le scale mobili, che accompagnano me visitatrice lungo tutto il percorso esplorativo nel mondo delle misurazioni del tempo. In questo luogo gli ingranaggi si sono fatti arte, che ha preso corpo nella magnificenza di un orologio maestoso in trasparenza, che permette di vedere non solo gli ingranaggi stessi, ma anche il loro funzionamento.
Bucherer è museo e negozio al tempo stesso, una chicca imperdibile: visitatore e consumatore possano interscambiarsi i ruoli anche senza intenzione pregressa.
Il tour riprende lungo la strada dell’arte. Col naso per l’insù ammirando aquile e cavalli scolpiti in ferro battuto e metalli più preziosi, quasi a dichiarare il nome della casa dai cui muri e finestre sporgono verso la strada, a Hirschenplatz mi imbatto in un alloggio singolare: l’Hotel boutique Le Stelle, dove Goethe alloggiò nell’anno 1779. Lo stesso Goethe si rispecchia nelle decine di altri personaggi affrescati sulle pareti esterne dei palazzi che animano la piazza.
La visita di Lucerna finisce con la passeggiata lungo il Kappelbrücke. Percorriamo i 204 metri del ponte in legno, su un lato mi affaccio per vedere la Jesuitenkirche, la Chiesa dei gesuiti, che si affaccia direttamente sul fiume Reuss, pochi passi più avanti mi affaccio nuovamente per scorgere le torri del castello di Lucerna, il Museggmauer.
Lunedì mattina. Stazione ferroviaria, Lucerna. La visita toccata e fuga alla città di Lucerna mi ha regalato un’emozione spesso sopita, la sorpresa, la capacità di meravigliarsi ingenuamente di fronte a quanto è indubbiamente bello. Bello perché curato, bello perché restaurato, bello perché riportato alla luce, bello perché … Perché così lo sento nel cuore.
Il treno reclama un passo affrettato, ma … aspetta! Posso salire sul treno senza portarmi un paio dei deliziosi brezel del fornaio della stazione?