Passato prossimo e passato remoto: la cronoscalata delle auto d’epoca

Di Rita Esse

Il titolo forse  richiama alla mente il ricordo di noiose lezioni di grammatica, lontane dai  gusti dei nati con la valigia, ma ha una sua spiegazione.
In una calda e soleggiata fine-settimana ho partecipato ad un raduno di auto storiche (passato prossimo) che prevedeva la visita di alcuni dei luoghi storici più’ interessanti (passato remoto) della provincia di Piacenza.
Prima piacevole sorpresa l’incontro con due “ragazze” che, a bordo della loro vecchia Due Cavalli avevano deciso di affrontare un percorso di centinaia di chilometri  attraverso autostrade, strade consolari e tornanti appenninici.
Legata all’esterno della parte posteriore dell’auto una vecchia valigia d’epoca a simboleggiare che, per chi è nato con la valigia, l’avventura può anche essere racchiusa in un week-end dal profumo d’antan.
Dopo alcune ore di viaggio ad andatura ridotta come si conviene alle anziane signore, quasi sempre incolonnate nel traffico,  tra sguardi stupiti, divertiti e talora colmi di nostalgia, la prima tappa del viaggio prevedeva la visita del CASTELLO DI GROPPARELLO
Vittima della fama di vicini famosi quali l’Abbazia di Chiaravalle della Colomba e Castell’Arquato, il Castello di Gropparello merita invece una visita approfondita ed accurata, cosa resa possibile grazie alla simpatia e alla poliedrica cultura del proprietario che guida i visitatori attraverso un percorso che, partendo della geologia della roccia lavica in cui l’edificio è incastonato giunge fino agli ultimi restauri. Si conosceranno personaggi storici realmente vissuti ed altri legati a leggende, a storie di magie ed
incantesimi, con particolare riferimento alla vita del medioevo. Accanto al Castello il Parco delle Fiabe , dedicato ai miti delle fiabe
nordiche. La visita sarà molto apprezzata dai bambini e consigliata anche a chi tende a dimenticare di essere stato bambino. Dopo una corroborante sosta alla Taverna del Castello, partenza per l’ABBAZIA DI CHIARAVALLE DELLA COLOMBA.
Lasciato alle spalle il fascino di una fortificazione medioevale, ci aspetta un’esperienza di spiritualità benedettina. L’Abbazia , fondata nel 1136, sorge su terreni  a quel tempo malsani e paludosi,affidati a Bernardo da Chiaravalle affinché  li bonificasse. Dobbiamo al lavoro dei monaci il recupero di terreni desolati e la costruzione di splendide chiese, tra cui
anche la famosa Abbazia di Chiaravalle vicino a Milano. Il nome Santa Maria della Colomba deriva da una leggenda secondo cui una colomba lasciò cadere dal becco delle pagliuzze indicando dove scavare le fondamenta.
La Storia dell’Abbazia è complessa e travagliata : le contese tra guelfi e ghibellini, il saccheggio da parte dell’imperatore Federico II nel 1248, lo sfruttamento perpetrato nei secoli successivi da chi riceveva il diritto di Commenda, la confisca napoleonica e  l’abbandono che ne seguì. Solo nel 1937 il ritorno di un gruppo di monaci cistercensi ha permesso un recupero materiale e
spirituale.
Il corpo principale del complesso  è la basilica, affiancata da un chiostro trecentesco di grande pregio architettonico. L’interno della chiesa, a tre navate, è severo ed essenziale, senza decorazioni, così come la volle San Bernardo.
La facciata, a timpano spezzato, presenta un rosone trecentesco e una lunetta dipinta di epoca quattrocentesca.
Il Chiostro, ricostruito dopo il saccheggio di Federico II,  è un luogo che emana un fascino particolare:. Il perfetto equilibrio delle misure ; ognuno dei quattro lati misura quaranta metri e sia nelle colonne che nelle campate è possibile ritrovare tutte le immagine allegoriche e simboliche tipiche del medioevo L’aspetto d’insieme del chiostro crea un interessante contrasto con la severità voluta da San Bernardo per la basilica. Quando usciamo ci fermiamo ancora per ammirare i’intero complesso inondato in una luce che ormai si stempera in un lungo tramonto sereno. Attraverso vigneti e campi arati di fresco, in un paesaggio dolce e rilassante, si spostiamo verso CASTELL’ARQUATO. Trascorreremo la notte in un castello, con torre del 1209, trasformato in hotel. Inutile dire che, anche qui, il cibo è all’altezza della miglior tradizione italiana.
Arrivando dalla pianura, il borgo di Castell’Arquato si offre al visitatore nella sua inalterata atmosfera medioevale che ci accompagnerà, attraverso tortuose stradine fino alla piazza nella parte alta del paese. Qui, dove gli edifici  creano un unicum così armonico che pare siano stati progettati da un unico architetto, troviamo riuniti i tre poteri che regolavano la vita della comunità : amministrativo,  religioso e militare.
Il Palazzo del Podestà presenta una parte duecentesca in mattoni in cotto a cui sono state aggiunte una scala esterna ed una loggia quattrocentesche. La facciata è arricchita dagli stemmi delle  diverse famiglie che governarono il borgo attraveerso i secoli. Balza all’occhio l’assenza dello stemma dei Visconti che, si dice, venne rimosso perchè non lasciarono un buon ricordo.
La Collegiata di Santa Maria risale al VIII secolo ma venne distrutta da un terremoto nel 1117.Quattro absidi rivolte verso la piazza monumentale creano un interessante gioco di volumi. All’interno capitelli e sculture romaniche e affreschi dedicati a Santa Caterina.
La Rocca Viscontea, severa e inespugnabile nella sua struttura priva di sporgenze, era sede della guarnigione militare e poteva ospitare al suo interno anche la popolazione civile in caso di pericolo, Quasi duecento scalini permettono, attraverso una scala agevole, di raggiungere la sommità del Mastio e il panorama che si gode da lassu’ compenserà ampiamente il fiatone.

Nel pomeriggio, ancora una breve visita al CASTELLO DI VIGOLENO situato su un crinale a picco sul fiume Parco dello Stirone. Definito “ un cammino di ronda sulla campagna piacentina” è veramente un piccolo gioiello perfettamente conservato. Nella chiesa è facile trovare particolari che richiamano la coeva Collegiata di Castell’Arquato.

Ci aspetta un altro tramonto lungo e sereno ma, questa volta a bordo delle vecchie auto che ci riporteranno a casa. Un saluto alle due “ragazze” nate con la valigia , con la speranza di altre zingarate in un prossimo futuro.

 

 

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