Cadice: atto terzo

Gran finale per le amiche in viaggio. Ultima tappa: la natura in città.

Di: Isabella Pesarini

Cadice è una citta molto piccola, la si può girare a piedi in una sola giornata, infatti già per le cinque del pomeriggio troviamo finalmente il tempo di regalarci qualche attimo di pausa. Una quercia secolare richiama la mia attenzione, ogni radice è grande quanto una persona, non è tanto alta, piuttosto è possente, come la città d’altronde. Rimango piacevolmente colpita dall’accuratezza con cui sono tenuti i giardini pubblici. Le panchine pubbliche sono delle vere e proprie opere d’arte, con tanto di mosaici blu e bianchi su cui la gente si sedie per una pausa di frescura. Anche il pavimento dei giardini è un mosaico che gioca sulle tonalità dell’azzurro e del blu, per terminare su una terrazza da cui godere il panorama del profondo blu, il mare.

Al centro del giardino una fontana assolutamente ironica richiama la mia attenzione. Un putto produce acqua sotto forma di un elegantissimo getto se non fosse per il fatto che  sembra che il putto stia facendo pipì! Eppure gli abitanti di Cadice vanno fieri di questa piccola fontanella blu.

Per tornare a  Plaza di San Juan de Dios. È pomeriggio inoltrato, decidiamo di ritornare alla stazione del pullman, sperando di riuscire a prendere l’ultimo pullman del pomeriggio! Meta improvvisata, orari azzardati, nessuna mappa in mano per orientarsi. Organizzazione perfetta! Ovviamente nel senso di disorganizzazione … Diamo la colpa alle bellezze di Cadice, di questa piccola città di provincia che ci ha stupito in ogni scorcio più nascosto.

Ci affidiamo a un vecchietto del posto che non parla inglese. La lingua spagnola in Andalusia è assai diversa dal castigliano classico, non è così facile capirsi a vicenda! Con una conversazione degna dei migliori film di Woody Allen prendiamo una strada, sicure che quella ci porti verso il centro storico, procedento a ritroso. Non ci accorgiamo che il vecchietto ci segue silenzioso restando indietro di qualche passo, non ci rendiamo conto di aver srotolato la matassa sbagliata e perciò di aver preso il filo d’Arianna sbagliato per la strada del ritorno, finché … Il vecchietto inizia a urlare, spaventate ci giriamo e mentre ci rendiamo conto di essere state pedinate per una buona mezz’ora allunghiamo il passo. Il vecchietto urla più forte e tiene il passo! La più coraggiosa delle amiche affronta la situazione e si rivolge al vecchietto. Guardandolo fiera dritto negli occhi instaura una conversazione brevissima di soli gesti con cui il vecchietto andaluso ci indica i punti dove girare per arrivare al Palazzo del Municipio.

Cadice ci ha salutato con un pizzico di ironia e di surrealismo. Come non tenere il suo ricordo gelosamente e teneramente custodito nel cuore!

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