Tacchi e Calzature

Di Laura Bassi

Chi dice donna dice tacco (Bea Buozzi, Morellini editore): AperiLibro.
Modererà Giusy Cascio, giornalista di DonnaModerna.
Sabato 6 Aprile, Ore 18.00.
Arome (via Nino Bixio, 1 MM Pta Genova Milano

Oggi parliamo di tacchi e di pubblicità attraverso le calzature. Ne approfittiamo per annunciare che da qualche giorno è sbarcato in libreria “Chi dice donna dice tacco”, una scarpiera di racconti, redatta dalla prolifica Bea Buozzi ed edita da Morellini Editore.  Il libro, attraverso 17 racconti descrive con taglio ironico e arguzia di linguaggio il rapporto che ogni donna ha con il feticcio degli armadi: le scarpe.

17 sono i modelli che l’autrice passa in rassegna associandoli ad altrettante tipologie di donne. Dalla sabot per la figlia dei fiori al tempo dei social network, alla stringata maschile per la donna in carriera. 17 esilaranti ritratti in cui le lettrici si identificheranno, perchè come sostiene l’autrice, mutuando il noto detto di Archimede, basta un tacco per sollevare il mondo.

Le lusinghe del segno: bozzetti pubblicitari e calzature

Tra gli esponenti più apprezzati del tanto conclamato Made In Italy e sul confine tra artigianato e design da post-rivoluzione industriale, le calzature e tutto ciò che ruota intorno ad esse, dagli accessori fino agli antenati dei moderni commerciali, sono al centro de Le Lusinghe del segno. Bozzetti pubblicitari e calzature 1920/1950, in mostra fino al 5 maggio 2013 a Vigevano (PV), sede quasi inevitabile per l’esposizione, se si considera che proprio qui, nel 1866, aprì i battenti il primo calzaturificio italiano. La mostra si compone di due sezioni. La prima, allestita nella Seconda Scuderia del Castello Sforzesco, propone 35 bozzetti pubblicitari originali di calzature e accessori provenienti dalla collezione del Dottor Salvatore Galati e circa 90 etichette per scatole di calzature. Rappresentano un raro repertorio di lavori preparatori, spesso dimenticati nelle tipografie o negli archivi delle Aziende committenti, che artisti di chiara fama – tra i quali Dudovich, Schilling e Mauzan – o del tutto ignoti elaborarono al fine di proporre un messaggio volto al consumo di un prodotto anche calzaturiero.
La seconda sezione, allestita nel Museo della Calzatura P. Bertolini, propone una galleria di modelli dagli anni Venti agli anni Cinquanta, calzature “da gran sera” – tra le quali, anche un esemplare del 1910 prodotto proprio dall’azienda vigevanese Fortun

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