Di: Isabella Pesarini
Ore 8 del mattino. Grazie alla fantastica offerta del Sabato italiano di Trenitalia sono seduta sul sedile lato finestrino dell’Eurostar con destinazione la città più pittoresca d’Italia, Venezia. Di fronte a me, già addormentato, c’è il mio compagno di viaggi, altrettanto allergico quanto me a una dimora fissa. La scusa per andare a Venezia è un festival letterario, Incroci di civiltà, scoperto quasi per caso per uno scambio di opinioni con uno scrittore senegalese affermato. Il treno sa di caffé, il capotreno fischia e lasciamo sonnecchianti i milanesi che ancora dormono in questo sabato mattina.
Ore 10.40. L’Eurostar è appena arrivato a Venezia Santa Lucia, senza nemmeno un minuto di ritardo! Non riesco a credere che Trenitalia sia così tanto cambiata da non accumulare ritardi su un treno in cui l’ottanta per cento dei passeggeri ha approfittato dell’offerta destinata a chi viaggia in coppia. Ho segnato due appuntamenti per il festival, che si tengono entrambi all’Auditorium Santa Margherita. Prima domanda. Dove si trova l’Auditorium Santa Margherita? Da perfetta esperta di viaggi tiro fuori dalla borsa la guida turistica che mi sono ricordata di prendere a casa. Ma Il gesto da Mary Poppins non ha gli stessi risultati della tata perfetta. La mappa del centro storico riporta giusto i nomi dei monumenti principali e dei canali, i rii. Per il resto, bisogna arrangiarsi. Impariamo presto che a Venezia ci si orienta coi rii, le calle, è inutile cercare un punto cardinale o la parallela della calle in questione, la geometria è stata volutamente abbandonata dagli architetti che nel corso dei secoli hanno creato la città, il disorientamento è una parte stessa della città! Eppure, come faccio a non emozionarmi vedendo il ponte di Calatrava appena dopo piazza Roma che solitario sfida una città intera di antichità con le sue forme moderne, quasi di design?Imbocchiamo Rio Nuovo e affronto nuovamente la borsa per estrarre la macchina fotografica, altra compagna instancabile di viaggi. Il soggetto sono le gondole “parcheggiate” sulla riva. Queste piccole imbarcazioni turistiche sono pura poesia, rendono eleganti le acque di un colore lievemente giallognolo del rio e lo stesso gondoliere, che, da bravo veneziano, sta attraccando con qualche imprecazione. Ci perdiamo incondizionatamente tra i vicoli, rapiti dalle imperfezioni pittoresche dei palazzi che sfidano ogni legge della statica. Dal mio compagno di viaggio vengo a conoscenza di una caratteristica architettonica tipicamente veneziana: sulla sommità dei tetti si ricava un lucernario da cui si esce per arrivare a un terrazzino che solitamente è attrezzato con un tavolo e sedie, una sorta di sala da pranzo all’aperto. In caso di pioggia, il tettuccio scola l’acqua direttamente sui lati fino a terra, di modo da non rovinare il terrazzino stesso e da non portare disturbo al vicinato.
Ho come la sensazione che non sia solo Venezia a essere intrisa di magia, ma anche lo stile di vita adottato.
Sbagliando vicolo dopo vicolo, perdendosi dolcemente in calle dei Ragusei e tornare indietro senza fretta, arriviamo per incanto all’Auditorium Santa Margherita. So benissimo che se dovessi tornare indietro all’istante non ne sarei capace, spero solo che le indicazioni stradali gialle e nere sparse su tutta la città siano veritiere. Ecco la mia! Per tornare in stazione sarà sufficiente seguire il rettangolo giallo su cui spicca la scritta in grassetto nero carbone piazza Roma. Ora che ci faccio caso la città è tempestata di questi cartelli, sarà per compensare l’assenza dei classici segnali stradali o per non far perdere il treno alle migliaia di turisti che visitano Venezia ogni giorno, ma quello che mi viene in mente è ben altro. Abbiamo percorso le uniche calli senza indicazioni? Getterò via il filo di Arianna e per tornare mi affiderò ai segnali gialli e neri.
Ore 12. Entriamo all’Auditorium e … mi manca il fiato! È tutto così perfettamente pittoresco da apparire maestoso pur nelle sue dimensioni ridotte. È solo un salone con il soffitto accuratamente affrescato, ma le logge, le arcate, le stesse mura, i drappeggi delle tende, sembra di essere stati catapultati indietro nel tempo di almeno tre secoli. È tutto così ricco e ben curato! Di sicuro l’Italia farà una gran bella figura ad ospitare scrittori di ogni parte del mondo in questo miracolo artistico che è l’Auditorium Santa Margherita!Ore 13.30. La presentazione di Joann Sfar è terminata, al banchetto in Campo Santa Margherita c’è instancabile Pap Khouma che aiuta gli addetti del festival con la vendita dei libri protagonisti, insieme ai loro scrittori, di Incroci di civiltà. Abbiamo due ore di tempo fino alla prossima presentazione. Un’occhiata col mio compagno di viaggio non lascia spazio a dubbi. Attraverseremo Venezia da rio a rio fino alla tappa immancabile, piazza San Marco. Incominciamo, e … Wow! A Venezia c’è il Museo della Musica? Sento già che potrebbe diventare la mia seconda casa … Tra artisti di strada che vendono foto insieme alle loro opere pittoriche, artisti anche sulla quarantina, e le migliaia di turisti una scultura divertente attira la mia attenzione. Il mio compagno di viaggi annuncia che siamo al cospetto della statua caga-libri, non nel senso lato del termine. In effetti man mano che mi avvicino riconosco con stupore che dei libri escono uno dopo l’altro dal lembo inferiore del mantello della statua. Riconosco che la statua rispetta in pieno lo spirito veneziano!
Alcune calle e alcuni rii mi lasciano senza parole. Va bene sfidare le leggi della statica, ma anche la geometria di base? Per quale motivo la gondola è costretta a galleggiare sul rio con una pericolosa inclinazione oltre i trenta gradi per superare un ponte di altezza inferiore al metro e mezzo dal pelo dell’acqua? Spero tanto che la coppia di innamorati a bordo della gondola sia troppo presa ad apprezzare i drappeggi preziosi dei sedili e il legno intarsiato dell’imbarcazione per non accorgersi del rischio di fare un bagno inaspettato nelle acque giallognole del rio veneziano. Le case sono così vicine che alcuni azzardano a mettere in comunicazione le abitazioni coi fili per stendere la biancheria. Va a finire che si passeranno anche il sale per cucinare! E invece dell’orizzonte c’è un ponte che devia il rio e le abitazioni circostanti, così che tutto il paesaggio devia. Ho capito! La geometria di Venezia si basa sui rii e sui ponti! Il risultato è che Venezia è una cartolina vivente, un’opera d’arte che vive di una storia tutta sua, di sospiri emozionati dei turisti provenienti da ogni parte del mondo. Venezia è magia, e la magia non conosce regole! La modernità arriva dappertutto, pure qui, la legge implacabile delle griffe e dei marchi decapita senza pietà la continuità pittoresca dei monumenti, un tendone di Byblos squarcia la visuale di una chiesa monumentale in marmo bianco in pieno stile barocco, nientemeno che la Chiesa di San Moisè, la mia immaginazione vorrebbe vedere l’architetto Alessandro Tremignon scendere dal cielo per difendere a spada tratta la sua creatura da tanto scempio moderno. E finalmente, sotto un sole battente di questo week-end di metà aprile, eccoci in piazza San Marco! Il campanile svetta fino ai pochi cirri nel cielo pastello, noto che la piazza è dotata di passerelle sopraelevate che diventano indispensabili in caso di pioggia. I veneziani sono assai previdenti! Ed ecco la facciata di San Marco. Nonostante sia coperta per metà per lavori di restauro rimango totalmente affascinata dalla ricchezza di particolari che ben rendono l’idea di potenza della ex Repubblica Marinara. Appena prima del mare si ergono maestosi i simboli della Serenissima, il Leone di San Marco, Ercole che regge il mondo.
Ore 15. Dobbiamo tornare indietro. Tra appena una mezzora inizia la presentazione del primo e unico romanzo di Jón Kalman Stefánnson, che per l’occasione ha lasciato la sua terra natia, l’Islanda. Nel tornare Venezia si presenta sotto altre sfumature. L’avreste mai detto che Hemingway ero uno dei frequentatori abituali così che l’Harry’s Bar, suo bar preferito, è diventato un punto di riferimento per gli amanti dello scrittore?
Ore 16.20. A malincuore ho un treno che mi aspetta, per portarmi in piena campagna vicentina. Esco dall’Auditorium Santa Margherita per dirigermi verso piazza Roma, dove c’è la Stazione Santa Lucia. Il cartello stradale giallo e nero si materializza prepotente davanti ai miei occhi, non c’è dubbio, lo seguo e arrivo senza perdermi, il mio compagno di viaggi ha deciso di rimanere qualche ora in più a Venezia, non penso al mio quasi assente senso dell’orientamento e parto. Sono fiduciosa, c’è un sacco di gente davanti a me, sicuramente stanno andando tutti in stazione, basta seguire sempre la strada dritta davanti a me … Ma che? Perché ora c’è un bivio e nessun cartello? Cosa faccio ora? Prendo la strada più larga che appare dritta oppure l’infinito gorgheggio delle calli che deviano ogni due per tre tant’è che non si vede l’orizzonte ad appena venti metri da me? In questo momento abbandono ogni spirito di avventura e opto per la prima soluzione, la strada larga e dritta. Sì, ci siamo, mi sembra di essere in zona stazione, ecco il ponte di Calatrava, solo che sono dal lato opposto! Non avrei mai dovuto fidarmi dei due turisti inglesi a cui ho chiesto informazioni! Mi sa che hanno confuso in pieno il significato di stazione con la fermata capolinea degli autobus! Fermo i pensieri. Che bello questo ponte! Anche se la sua architettura moderna rompe netta con le costruzioni circostanti non si ha nemmeno l’impressione di camminare su un ponte, l’inclinazione è talmente dolce e il pavimento così piano e levigato che sembra di continuare a camminare a terra, si gode di un’ottima visuale, è così largo che i turisti sembrano misteriosamente diminuiti. Questo ponte è ben adatto a Venezia, anche lui è intriso di magia …
Ore 16.39. Salgo sul regionale per Vicenza. A presto, San Marco, a presto, mie amate calle, miei adorati rii. La tua magia, mia cara Venezia, mi ha stregata. La città più incantevole d’Italia non lascia andare via per sempre.