Gardaland: tornare bambina…

Di Eleonora Boggio

…Ma con i privilegi del tesserino. Come accade per i musei, funziona a Gardaland. Un giornalista chiede l’accredito e se lo ritrova all’entrata del castello senza dover aggiungere altro se non un sorriso alla gentile signorina che glielo porge.  Il parco divertimenti più spettacolare in Italia, è sempre stato il sigillo alla fine della scuola. E, infatti, pur aver lasciato i banchi alle mie spalle alla fine dello scorso millennio (sic!), mi ritrovo qui, senza dover far file urticanti, in coda con bambini chiassosi. All’incirca è un decennio che ho smesso il rito. Rispetto ad oggi il parco si è ampliato. Alcune attrazioni sono state dismesse per essere sostituite da altre al passo con i tempi. Fatto sta, che per quel che mi riguarda all’appello parecchie attrazioni. Anche se…

Colorado Boat, il primo tronco non si scorda mai

Il rito catartico della macchina del tempo, non sarebbe stato tale prescindendo da un inizio prefissato. E’ sempre andata così. La prima attrazione doveva essere quella ambientata sul fiume Colorado. Salire su quei tronchi bagnati trasformati in zattera, è stata una sorta di Madeleine. Quel tronco mi ha visto, per la prima volta, bambina fino al mio debutto nel m0ndo del lavoro. I soliti schizzi accresciuti dai cannoni direzionati con getti d’acqua ghiacciata da parte dei presenti a raggelare i partecipanti. L’ultimo volo nell’acqua ed eccomi pronta, zuppa e contenta, per procedere con la mia particolare recerche. Non prima di aver testato il Sequoia Adventure, dove, ancora a bordo di un tronco, mi sono trovata a testa in giù su questa particolare segheria, vista lago.

Portare i coccodrilli in Egitto

I negativi vaticini meteorologici hanno reso un servizio spettacolare. Tempo perturbato privo di precipitazioni ma soprattutto pochi bambini e pressoché nessuna coda per raggiungere Ramses, il risveglio. L’attrazione era stata allestita in contemporanea con l’uscita del film Stargate, che per una bambina che a otto anni sciorinava a memoria, il susseguirsi dei faraoni nelle varie dinastie, era un sogno che si realizzava. Noto però qualcosa di diverso: il gruppo monumentale che dovrebbe rappresentare una ricostruzione del tempio di Abu Simbel ha subito una modifica. Il volto di uno dei faraoni sulla facciata è stato sostituito da un robot. Dal 2009, il romantico allestimento che si chiudeva con una fuga in un cono di luce verde, modello stargate, non esiste più. Al suo posto, pistole laser e obbiettivi, mummie trasformate in robot e un videogioco che sostituisce una delle pagine più seguite della storia. Al momento del game over, mi ritrovo con tremila punti in attivo non senza un pò di amaro in bocca.

Procedo con il mio personalissimo amarcord, con un’altra attrazione storica. Si tratta dei corsari, completamente rinnovati, con un percorso reso ancora più suggestivo. Ma ora il tempo dei rivediamoli è finito e sono pronta a gustarmi le attrazioni che mancano all’appello.

Raptor: a volo d’aquila

Sono partita con tutte le intenzioni di provarlo, poi quando ho cominciato a vedere le facce dei genitori che accompagnavano i figli, ho suggerito al mio lui di testarlo per me. E così è stato. Raptor, è adrenalina pura. L’attrazione è relativamente veloce ma ciò che colpisce, anche per chi la vede da terra, è il fatto di trovarsi a camminare letteralmente sotto il vagoncino alato in corsa. Le urla che si sentono sono il migliore biglietto da visita di questo roll coaster. Il percorso, che si estende su un’area di oltre 16 mila metri quadrati, è lungo ben 770 metri e prevede 3 “capovolgimenti a testa in giù”, una caduta da 33 metri di altezza con un’inclinazione di 65° e una velocità di punta al limite dei 90 km/h. A rendere l’esperienza ancora più estrema è il fatto che si viaggia seduti non sul classico “treno” ma su una serie di sedili laterali sospesi nel vuoto. Il coraggioso rider vivrà così una vera sensazione di volo estremo che diverrà ben presto “da brivido” grazie ad una serie di ostacoli che sfiorerà lungo il percorso ad una velocità mozzafiato ed eviterà soltanto all’ultimo istante. Quando, scampato un infarto ma con il cuore ancora a mille, si sentirà dire dire da una voce terrorizzata, “Bravo, ti sei meritato una birra ghiacciata. Offro io.”

Lui scende, ma non ha voglia di bere, ne tanto meno di viaggiare. “Come è andata?”, mi informo. “E’ tremendo”, che tradotto dal gergo fruitori di brivido a quello della casalinga di Voghera in cui mi annovero,  significa che è trattata di un’esperienza memorabile.

Tra tritoni e mammut

Io preferisco orizzonti più rassicuranti. Così affronto le Jungle Rapids, di cui serbo un ottimo ricordo. Al termine, per non essere ripetitivi, sono da strizzare. L’acqua imbarcata durante il tragitto è stata copiosa. Per restare nell’elemento marino, approfittando, di una coda scarsa ai tornelli, mi butto alla Scoperta di Atlantide. L’allestimento scenografico, compete qui, con le attrazioni statunitensi e, prima della discesa che porterà a Poseidone, penso che potrebbe trovarsi tranquillamente nel cuore del Magic Kingdom, in Florida se, al posto del lago di Garda a far da cornice, ci fossero intorno le paludi delle Everglades.

Non sono una temeraria da grandi emozioni ma Mammut, montagne russe, ambientate in un paesaggio che ricorda quello dell’era glaciale, fa al caso mio. Nessuno stomachevole giro della morte, nè eccessive discese in picchiata. Alla prima discesa comincio a gridare come un ossesso, ma devo dire che la giostra fa nettamente al caso mio. Due minuti di divertimento senza trovarsi a terra in preda ad un attacco di labirintite.

Per Inferis, stesso copione, nessuna coda ma un boia che ti aspetta all’ingresso. Un labirinto di centocinquantametri si snoda all’interno di un padiglione strutturato in otto ambientazioni diverse. Il tutto, in crescendo, fino all’ultima sala del terrore. Avevo già testato l’esperienza del trenino umano a Movieland, qui l’impatto è stato diverso.

Manca all’appello un elemento ineludibile dei miei trascorsi a Gardaland. La giornata non può considerarsi conclusa senza la ciliegina sulla torta della giostra del Carousel. Quella classica, con i cavallini, collocata al centro delle piazze durante le feste di paese.

Intorno a me, bambini sorretti da genitori sorridenti. Lo so, non avrei l’età ma, il miracolo di Prezzemolo si è compiuto per l’ennesima volta e, mangiando una mela caramellata, assecondando il dondolio della giostra, ho veramente l’impressione che il tempo sia tornato indietro.

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