È difficile spiegare in poche righe tutta la bellezza, la complessità e l’importanza dei Veda, i più antichi testi di Scienza Sacra dell’India, da cui ha avuto origine la letteratura posteriore e che, seppure in forma embrionale, già contengono il nucleo dell’Induismo e le immagini delle divinità indiane. .
La loro datazione ancora oggi è incerta: gli studiosi fanno derivare la parte più antica al 2.500/1.500 a. C. e le parti successive dal 1.500 al 700 a.C., però i testi riportano un pensiero che è molto più antico e che per secoli è stato trasmesso solo oralmente da maestro a discepolo e da padre a figlio.
L’origine dei Veda è da attribuirsi alle migrazioni e integrazioni con la cultura locale di un popolo di lingua indoeuropea, che i testi indiani chiamano Arii o Ariani, che si stabilì nell’India settentrionale intorno al 2.500 a.C.,anche qui la datazione è incerta. La parola Veda significa “Conoscenza” e i testi sono Śruti, la rivelazione mistica che è anche il giusto ritmo musicale, emanata direttamente dalla divinità, che il veggente e poeta, il Rṣi, ottiene attraverso la meditazione; è una spiritualità che è anche molto concreta e reale, all’interno di un sistema basato sulla vita agricola, pastorale e guerriera della gente ariana, dove hanno importanza primaria il culto del fuoco, l’adorazione della natura e la cerimonia del sacrificio.
Sono composti da quattro raccolte, Saṃithā : Ṛgveda, Sāmaveda, Yajurveda e Atharvaveda, suddivisione che la tradizione attribuisce al grande rishi Vyasa. Il Rig-Veda contiene gli inni per invocare le divinità per i vari riti a cominciare dal sacrificio del fuoco; al Sāmaveda appartengono i canti per gli stessi sacrifici; lo Yajurveda contiene delle istruzioni per la celebrazione di riti; l’Atharvaveda è una raccolta di invocazioni magiche contro i nemici, le malattie e gli errori commessi durante i riti e, rispetto alle altre tre raccolte, è più tardo e considerato un Veda a parte.
Il RgVeda è la prima e più importante raccolta, su cui si basano le altre; elemento centrale è lo Ṛta, ovvero la Legge cosmica, e la divinità protettrice dell’ordine cosmico è il dio Varuna.
Da qui l’importanza del sacrificio religioso, della bevanda sacra, il Soma e del rito del fuoco personificato nel dio Agni. Nella trasmissione orale dei Veda c’è un’attenzione all’aspetto sonoro e alle parole in quanto pronunciate, sulle singole sillabe e sui metri poetici, quindi sui suoni, visti come materia indistruttibile della parola che è madre dell’universo stesso.
Nei sacri testi immagine e mito vengono usati non come mera superstizione o fantasia, ma come simboli e parabole viventi di cose estremamente reali per chi le pronuncia, secondo la sua concezione della sacralità. Nei Veda troviamo già tutte le divinità che, nell’Induismo più tardo, diventeranno molto importanti a cominciare da Viṣnu; sebbene i testi siano molto antichi, sono il canto di una civiltà estremamente evoluta e raffinata.
Non indicano, come alcuni studiosi ancora ritengono, l’inizio di una cultura in formazione, ma piuttosto sono la piena testimonianza di una cultura delineata, completa e già indiana nelle fondamenta.