Focacce e lamantini

Metti due giorni in Liguria. Con partenza venerdì pomeriggio prima che le tangenziali si affollino della solita transumanza di lamiere. Anticipando l’esodo del venerdì che intasa le autostrade nell’ora del crepuscolo per correre verso il mare. Con una prima tappa a Genova, bevendo prosecco in un carruggio e gustando un piatto di testaroli al pesto in un osteria del Carmine.

E il mattino dopo perdersi nel porto antico. A osservare come bambini le vasche dove mante e lamantini danzano un balletto a ritmo delle onde. Salire su Bigo, l’ascensore costruito da Renzo Piano e guardare dall’altezza di quaranta metri, il mondo farsi piccolo. E annusare gli odori della biosfera tropicale tra Ibis, rossi come un corallo di barriera e testuggini brasiliane. Tornare a sedersi su un tavolo a Eataly, mangiando un hamburger di fassone accompagnato da farinata.

E poi correre, ancora verso il mare, per raggiungere un tramonto a Savona. Camminando sulla spiaggia e aspettando la neve che domani imbiancherà tutto.

E capire, come se ancora ci fosse stato bisogno di una conferma, che non c’è cosa al mondo più bella di viaggiare. Ovviamente non da soli ma ben accompagnati.

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