I liceali a Madrid (atto secondo)

Di: Isabella Pesarini

…Paella? No, grazie! Vuoi mettere la fragranza del pollo arrosto? Lo diceva già Bongusto, che pollo, insalatina e una tazzina di caffè, fanno gli spaghetti a Detroit. E a Madrid? Continua l’epopea dei nostri liceali in trasferta….

Miércoles. I professori accennano al programma della giornata: un passo indietro di qualche secolo nella storia, per calarsi appieno nella Madrid imperiale, diciottesimo secolo.

Ci dirigiamo in Plaza de Oriente, dove il Palacio Real ci accoglie in tutta la sua magnificenza. La versione spagnola di Versailles è un complesso architettonico barocco in stile italiano, con 2800 stanze che compongono la Farmacia Real, l’Armerìa Real, gli appartamenti della famiglia reale, la Sala de Porcelana, il Salòn de Gasparini e il Salòn de Trono. La facciata bianca è magnifica, è impossibile rimanere indifferenti alla sua imponenza. Proprio a causa della sua sontuosità, il Palacio Real ad oggi è utilizzato solo per cerimonie ufficiali. Dalle finestre ammiro i giardini e tutta Madrid, mi viene detto che per assistere al panorama migliore è sufficiente aspettare il tramonto. Il Salòn de Trono mi lascia a bocca aperta. Il soffitto è completamente ricoperto da un affresco del Tiepolo: nuvole, angeli, santi e gente comune che comunica gli uni con gli altri, quasi con frenesia, come se il Giudizio Universale fosse alle porte.

Continuiamo per la sala funeraria reale. Attraversiamo un corridoio tetro, le pareti in legno sono leggermente rischiarate dalla luce fioca dei candelabri appesi al soffitto, le pareti sono in realtà delle tombe parietali, si respira un’atmosfera spettrale. Finalmente il corridoio sfocia al salone principale, dove sono esposte le bare bianche degli esponenti della famiglia reale, ognuno con il suo stemma. Alle spalle ci sono altre bare, di re e regine dei tempi passati. Tutti non vediamo l’ora di scappare da questo luogo dove si respira solo morte che ci perdiamo la spiegazione della guida! La tranquillità vale ben più di un quattro in pagella!

Arriva il tramonto e … si sente solo il rumore di infiniti click delle macchine fotografiche. Lo spettacolo che si offre ai nostri occhi è ineguagliabile: le montagne sullo sfondo si arricchiscono di colori dal rosa all’arancione al blu scuro che nemmeno il pennello di un pittore saprebbe ritrarre con tanta irregolarità ed armonia al tempo stesso.

È sera, fa freddo, il termometro si aggira sui due gradi, nonostante questo convinciamo i professori a rimanere con noi per l’uscita serale. Ci arrangiamo per la cena in uno dei tanti bar de tapas. I ragazzi madrileni ci consigliano di sperimentare i barrios se vogliamo avvicinarci ai gusti notturni di Madrid. Senza guardare minimamente l’indirizzo entriamo nel primo barrio sulla strada e … Una caratteristica indiscutibile è l’ingente quantità di alcolici consumata dai ragazzi di Madrid! Chissà come, finiamo in mezzo a un giro libero di chupiti a base di tequila, dopo qualche ora chiedo un bicchiere d’acqua e per tutta risposta mi viene offerta della tequila in un bicchiere da Coca-Cola! L’unico sbaglio è stato quello di fidarmi, di credere che dentro al bicchiere ci fosse acqua, di bere d’un fiato quello che avrebbe dovuto dissetarmi e che invece ha infiammato la gola! Il ritorno diventa un’impresa. Anche i professori sono diventati delle vittime dei ragazzi madrileni, per prima cosa noi ragazzi prendiamo in mano la situazione e chiamiamo i taxi prima per i professori e poi per noi.

Jueves. La notte brava di ieri non ci permette di svegliarci prima dell’ora di pranzo. Consumiamo l’ennesimo pasto a base di pollo e patate (questa volta al vapore!) e continuiamo il tour madrileno. Madrid, tanto bella quanto traditrice!

Gli albergatori ci dicono di raggiungere Plaza Mayor, ogni turista non può perdersi il punto di ritrovo per antonomasia degli abitanti di Madrid. La piazza è circondata da portici, sotto i quali ci sono i tavolini dei caffé. Al centro della piazza noto una statua equestre di Filippo III. Il punto di ritrovo dei madrileni è proprio “sotto le palle del cavallo”!

Purtroppo le giornate finiscono sempre troppo presto, perciò siamo costretti a tornare verso la Puerta de Alcalà, la porta neoclassica in mezzo alla rotonda che abbiamo preso come punto di riferimento fin dal primo giorno di gita.

Sul ponte acquisto l’unico souvenir di Madrid: un paio di orecchini in stile zingaresco, recanti il simbolo della cultura iberica, il toro. Mi volto per salutare il centro storico, conscia che è l’ultimo giorno di gita.

La cena prevede … pollo e patate fritte! Ancora non riesco a credere all’immagine del piatto che mi viene presentato davanti agli occhi! Con tutte le specialità che offre la cucina spagnola, è mai possibile che la cucina dell’albergo preveda due soli ingredienti?

I professori sono ancora provati dalla disavventura del giorno precedente, perciò accogliamo le loro richieste di una sorta di pigiama-party in albergo. L’immagine di serietà degli insegnanti quaranta-cinquantenni è stata cancellata nel giro di ventiquattro ore, ma nessuno di noi ragazzi lo fa notare. Eppure è straordinario ascoltare le digressioni filosofiche del professore di filosofia, assistere agli scherzi che si fanno a vicenda, in qualche modo ci riconosciamo in ognuno di loro e non li sentiamo più tanto lontani, come sui banchi di scuola.

Viernes. Ci svegliamo per pranzo, ormai una routine. Mangiamo … pollo e patate arrosto! Una cortesia dello chef, ovvero lo stesso pasto servito al nostro arrivo!

Decolliamo dall’aeroporto di Barajas, appena in tempo per evitare la nevicata.

Saluto Madrid, saluto la sua eleganza, la sua follia, le sue contraddizioni, la capitale spagnola che già sento come seconda casa.

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