New York: quell’ultima tessera

Di: Rita Esse

Dopo il 2001 era diventato per noi una sorta di pellegrinaggio laico : ogni volta che venivamo a New York non mancavamo di visitare Ground Zero.
Dopo lo spaventoso abisso delle due voragini, gli anni della ricostruzione quando fervevano i lavori ma erano tutti nel sottosuolo, poi le prime impalcature , la costruzione delle due piscine nel luogo esatto dove sorgevano le due torri ed ogni volta era un’emozione nuova. Infine, nell’estate del 2015, la possibilità di salire sulla Freedom Tower e da lì rivedere lo stesso panorama mozzafiato che ricordavamo.
Mancava, tuttavia, una tessera al nostro mosaico e precisamente la visita del Memorial Museum,
visita che abbiamo affrontato con la consapevolezza che sarebbe stata un’esperienza difficile e dura
e così è stato, come suggerisce un cartello all’ingresso che sconsiglia la visita ai bambini.
Non è facile descrivere cosa si prova nel vedere ciò che resta di travi, finestre, scalini travolti dalla
forza inimmaginabile del fuoco causato dall’esplosione degli aerei così come è quasi impossibile trovare parole per descrivere il rumore, le urla, le ultime telefonate delle vittime, l’urlo straziante delle sirene delle ambulanze e dei vigili del fuoco, il tutto registrato in diretta in quei giorni di caos e di terrore.
Ma, forse, la percezione totale dell’orrore si avverte quando si entra in un grande spazio le cui pareti sono interamente ricoperte dalle foto di tutte le vittime,anche di chi stava sugli aerei dirottati, di chi si trovava al Pentagono e delle centinaia di Vigili del Fuoco morti durante le operazioni di soccorso. Qui il silenzio lascia spazio a qualcosa che entra nel profondo dell’animo e, senza rendermene conto, mi sono accorta di avere le lacrime agli occhi.
Siamo usciti con un groppo in gola ma la Freedom Tower inondata di sole e lo spettacolare edificio del Transportation Hub di Calatrava hanno avuto il potere di ridarci quella fiducia che sentivamo di aver perso: la grandezza di ciò che l’uomo può fare contrapposta a “homo homini lupus”
A conferma di questi nostri pensieri dalla vicina Saint Paul Church uscivano le note di un concerto di musiche barocche …

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