I sopravvissuti alle vacanze

Non ce n’è. Il limite è a metà Luglio. Superato il quale cominci a sentirti un Highlander. Un sopravvissuto, quando in metropolitana non devi urtare il prossimo per trovare posto a sedere e, intorno a te, quelli che erano colletti bianchi in blackberry e quotidiano digitale diventano badanti rumene o colf filippine in corsa verso l’aria condizionata della casa del “Signole”. Si crea un’empatia strana su chi sopravvive alle vacanze. Sorridi a uno sconosciuto, carnagione grigio cielo di Cologno. Lui è come te. Seduto sul convoglio vuoto che sembra un treno fantasma in corsa nelle viscere della terra. In ufficio i colleghi sono sempre meno. Lo capisci dalla coda in mensa. Lo squallido vassoio farcito di insalata transgenica, si riempie senza dover sgomitare chi ti sta intorno. Trovi persino la bresaola, un feticcio irraggiungibile in tempi normali.
Ma questa è la norma. Almeno per ora. In un mattino qualsiasi di mezza estate a Milano.

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